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Contro la follia della guerra. In marcia da Firenze alla Perugia-Assisi

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La guerra è una follia. La guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!”  E’ caduto nel vuoto il grido lanciato da Papa Francesco dal Sacrario di Redipuglia, per i cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale. Un vuoto amplificato dal silenzio dell’informazione. Alle sue parole ha dedicato appena un box con foto persino la Repubblica di Eugenio Scalfari, che vanta ripetuti colloqui con il papa venuto dalla periferia del mondo, e al Tg1 è finito a buoni dieci minuti dall’inizio, ma, si sa, quando c’è Renzi in campagna, il resto scivola verso il fondo.

Le parole di Francesco arrivano però in una delle fasi più oscure della politica estera mondiale, tra le sanzioni alla Russia aggravate nell’ultimo vertice Nato in Galles e la “vasta coalizione internazionale” che il presidente americano Obama ha chiamato alle armi contro l’Isis in Iraq e Siria. Una fase oscura che l’Italia vive in modo oscuro e senza che, almeno nella politica, si senta la necessità di un confronto aperto: le armi fornite ai peshmerga kurdi che combattono lo stato islamico, come la decisione di accogliere a richiesta Nato di portare al 2% del PIL le spese militari, pari a 100 milioni di euro al giorno, (oggi sono all’1,2% e il bilancio della Difesa è tra le poche voci che non hanno subìto praticamente tagli) vanno in direzione totalmente opposta alla lettera dell’articolo 11 della nostra Costituzione, ma questo oggi sembra un elemento irrilevante.

In questo mutismo politico e culturale, che Alex Zanotelli ha denunciato ancora una volta due giorni fa ad Assisi, durante il seminario di preparazione alla Marcia Perugia Assisi, convocata per il prossimo 19 ottobre, ancora più oscurati sono le diverse anime del movimento per la pace, che pure non sono morte, come qualcuno vuole far credere. Semplicemente, sono considerate irrilevanti da informazione e politica, come è irrilevante un altro dato oscurato che arriva da Washington: ogni giorno negli Stati Uniti si tolgono la vita 22 reduci sopravvissuti alle guerre recenti, in Iraq, Afghanistan. Significa ottomila l’anno, e tanti sono i suicidi anche tra i militari ancora impegnati sul campo. Molti di più dei soldati caduti in combattimento. Una follia, appunto, come dice Francesco.

E’ quindi ancora più urgente che tutte le realtà che credono nella cultura della solidarietà, della giustizia, della convivenza, del dialogo, in una parola della pace, si muovano unite a trovino parole ed azioni comuni per fermare questa deriva interventista che nasconde, come ha denunciato sabato a Redipuglia il Papa, “interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere. Gli affaristi della guerra, il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere.”

Per questo è importante aderire ed essere in tanti a Firenze, nella manifestazione “Un passo di Pace”, indetta dalla Rete per la Pace per domenica 21 settembre a Firenze a Piazzale Michelangelo. Un 21 settembre, Giornata internazionale della Pace, che in altre parti d’Italia sarà occasione di altre mobilitazioni, come la Marcia della pace della Romagna, la Marcia della pace Polesana a Rovigo, e tante altre, che vedranno migliaia di persone incontrarsi per parlare, ragionare, dimostrare che non tutti sono silenti in questo paese piegato da una crisi, che può essere solo acuita dall’aumento delle spese militari, e dalla propaganda allarmistica sul “male assoluto” rappresentato dall’Isis e sul pericolo del cosiddetto terrorismo interno che punta il dito contro i migranti che fuggono proprio da quelle guerre che il nostro silenzio contribuisce ad alimentare.

Essere tanti il 21 settembre, servirà anche a raccogliere altri compagni di viaggio lungo il percorso verso il 19 ottobre, quando sfilerà la Marcia Perugia-Assisi. Nata dal genio di Aldo Capitini, questa ventesima edizione con ancora più forza arriva a rilanciare uno degli obiettivi individuati dal suo ideatore: “destare la consapevolezza della pace in pericolo nelle persone più periferiche e lontane dall’informazione e dalla politica” e dimostrare che “il pacifismo, la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle noncollaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte”.

Per concludere, bastano le parole di Alex Zanotelli ad Assisi: “Noi non attendiamo più nulla dall’alto. La speranza nasce dal basso, da questo metterci insieme per trasformare Sistemi di morte in Sistemi di vita. Ce la dobbiamo fare!”


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