Il 20 marzo scorso, esattamente venti anni dopo l’assassinio in Somalia di Ilaria Alpi e Miran Hrovarin Rai3 ha ricordato la giornalista e l’operatore con uno speciale in prima serata, condotto da Andrea Vianello, intitolato “La strada della verità”, in cui sono state raccontate le loro ultime ore di vita grazie a testimonianze, ricostruzioni e racconti. L’11 settembre, sempre su Rai3, in seconda serata si torna a parlare di Ilaria Alpi con uno speciale del Tg3 sul Premio giornalistico a lei dedicato, giunto alla ventesima edizione. Presidente della Giuria del Concorso è il giornalista Luca Ajroldi (nella foto), per 37 anni in Rai come inviato di guerra, caporedattore agli esteri ed infine vicedirettore del Tg2.
“Sono oltre trecento i video che sono arrivati al Premio – rivela Ajroldi al Radiocorriere Tv – ma, al di là dei numeri, ciò su cui è giusto soffermarsi è l’elevata qualità dei lavori presentati. E per un vecchio giornalista come me è una grande soddisfazione vedere i video di tanti giovani – e meno giovani – che hanno fatto loro il concetto di “inchiesta” con gli occhi di Ilaria Alpi. L’inchiesta di chi si guarda intorno e cerca risposte, con passione, determinazione e con la schiena dritta”. “Non c’è un filone tematico prevalente – spiega Ajroldi – ma ovviamente ci sono dei temi ricorrenti che attingono all’attualità. Dalla “terra dei fuochi” e l’inquinamento ambientale alla criminalità. Ma molte sono anche le inchieste di ambito socio economico”.
La televisione resta ancora il contenitore ideale dell’inchiesta. E lo dimostra il lavoro di Milena Gabanelli e Riccardo Iacona, premiati anche dagli ottimi ascolti. Tuttavia negli ultimi anni anche il web, prepotentemente, è diventato uno spazio fondamentale in cui si pubblicano e si diffondono inchieste di qualità. Nella versione telematica delle testate cartacee e nei quotidiani on line. Nei blog, su youtube e perfino sui social network. “Molte di esse sono inchieste vere e proprie allo stesso livello di quelle della grande editoria televisiva” commenta Ajorldi. “Con un solo limite, il linguaggio. Il web italiano non ha ancora creato un suo linguaggio ma è ancora mutuato da quello della televisione”.
Ma qual è il rapporto oggi tra la tv e i programmi di inchiesta? Se ne fanno a sufficienza?
“Realizzare un’inchiesta giornalistica per la televisione – sottolinea il presidente della Giuria del Premio Alpi – spesso costa denaro, tempo e persone che ci devono lavorare e quindi, evidentemente c’è qualche remora nell’investire in un prodotto che, a torto, viene ritenuto, non particolarmente affascinante per il grande pubblico. E poi c’è un problema di “valorizzazione”. Dove collocarle e in quali fasce orarie. Perché un conto è programmare inchieste in tv in prima serata altra cosa è trasmetterle dopo mezzanotte. Le inchieste ci sono, il problema è come metterle adeguatamente in risalto”.
A vent’anni di distanza troppe ombre e segreti aleggiano ancora sulla morte di Ilaria e Alpi. E si attende, con malcelata disillusione la verità giudiziaria sull’assassinio. “Ce lo auguriamo tutti – conclude Ajroldi – a partire da quella donna straordinaria che è Luciana, la madre di Ilaria, che si batte da anni come una tigre per la verità e la giustizia. E’ lei l’anima vera del Premio”.
Ad occuparsi dello speciale Tg3 sul premio Alpi, insieme a Flavia Paone è Giuliano Giubilei che con Ilaria ha lavorato a lungo. “E’ un anniversario triste questo dei venti anni dalla sua morte – commenta Giubilei al Radiocorriere Tv – ma è importante per chi come me l’ha conosciuta e ci ha lavorato. Ilaria era una professionista intelligente e vivacissima. Aveva una visione del giornalismo come un’autentica missione. E ci sono tanti aneddoti anche divertenti che mi ricordo come fosse ieri. Una volta eravamo in saletta di montaggio e io stavo montando un pezzo di politica interna. Era il 1994, un anno piuttosto burrascoso da raccontare, e lei mi squadrava con uno sguardo compassionevole e affettuoso!” “Per la prima volta dopo vent’anni – afferma il giornalista del Tg3 – sono stati finalmente desecretati gli atti in cui si parla del suo assassinio. Ma per noi che avevamo seguito il lavoro di Ilaria era fin troppo chiaro che la pista da seguire sull’assassinio di Ilaria e Miran era quella del traffico d’armi e di rifiuti”.