di Annalisa Fantilli – Venezia
19 luglio. Venezia festeggia la notte del Redentore. Fuochi d’artificio, imbarcazioni addobbate con frasche e palloncini colorati nel Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca. Alle due di notte Francesco Saccardin, un cronista di Rovigo oggi, come altre centinaia di persone, è in stazione per prendere un treno e tornare a casa. Scatta una foto con il suo telefono cellulare alla gente accalcata sui binari e alla Polizia Ferroviaria che cerca di contenerla.
Da qui iniziano due racconti: da una parte il giornalista che dice di essere stato “insultato e maltrattato” dalle forze dell’ordine; dall’altra gli agenti che riferiscono di aver svolto correttamente il “proprio lavoro”.
I fatti secondo il cronista
La prima versione. Mentre Saccardin scatta la fotografia, un poliziotto lo vede e gli dice di smetterla. Lui sbuffa, e torna a sedersi in treno. E raccontando l’episodio sul suo giornale scrive: “Dopo poco arriva un agente che mi dice di scendere, gli chiedo le motivazioni, ma insiste e lo seguo. Mi ritrovo in banchina, con il braccio sinistra ritorto, circondato da quattro agenti che mi insultano”.
Saccardin arriva nell’ufficio della polizia della stazione dove, sempre secondo il suo racconto, ancora con il braccio stretto dietro la schiena gli fanno togliere anche le scarpe: “Sono stato messo in cella di sicurezza ma prima ancora mi hanno intimato di chiedere scusa. E l’ho fatto. Non ho reagito pensando ai casi Aldrovandi e Cucchi”.
Dopo circa tre ore, ormai sono le cinque del mattino, arriva un foglio, una denuncia che il cronista si rifiuta di firmare: “L’ora delle dimissione non coincide, ma soprattutto mi ritrovo sanzionato per ubriachezza manifesta, senza essere stato sottoposto a nessun alcoltest, e denunciato penalmente per resistenza o oltraggio a pubblico ufficiale”.
Tornato a casa il professionista si presenta al Pronto Soccorso, dove gli diagnosticano “un trauma distrattivo al braccio sinistro con prognosi di tre giorni”. A Rovigo presenta una contro querela ai danni degli agenti che lo hanno “trattenuto” per tre ore.
Il passato nel corpo della celere
Saccardin ci tiene a ricordare di non essere un “eversivo”, di confrontarsi quotidianamente con le istituzioni – nel suo lavoro e da ex collaboratore del Deputato Pd Diego Crivellari – ma soprattutto di aver svolto il sevizio militare, e un anno da volontario, proprio in Polizia negli Anni Novanta.
I fatti secondo le forze dell’ordine
Ma c’è un’altra storia da raccontare, la versione della Polizia Ferroviaria di Venezia. E’ una storia più scarna perché – ci tengono a sottolineare – sarà “la magistratura a stabilire cos’è successo con tutti gli elementi a disposizione”. A Rainews.it dicono che “quel signore (Saccardin, ndr) ha dichiarato il falso e noi proveremo che ha dichiarato il falso. I dipendenti hanno operato correttamente: si sono avvicinati all’uomo perché ha commesso dei reati che accerteranno i giudici. In ufficio è stato semplicemente identificato”.
Intanto l’ordine dei giornalisti ha espresso la propria solidarietà al cronista.
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