L’annuncio che l’ Associated Press affiderà la ricostruzione dei risultati delle ‘’trimestrali’’ alle tecnologie automatiche ha provocato un fitto dibattito all’ interno dell’ industria dei media (qui e qui). L’ uso dei robot è stato lodato e criticato allo stesso tempo mentre crescono le testate che lo adottano.
I titoli però – osserva Norman Rozenber su Techpageone – erano contrastanti. Mentre ad esempio Vice ipotizzava che i robot potessero addirittura ‘’seppellire’’ la professione giornalistica, il New York magazine sosteneva invece che la presenza dei robot sarebbe un’ ottima cosa per il giornalismo.
Nella sua analisi Rozenberg sostiene che il giornalismo dei robot può offrire una serie di nuove possibilità nel settore dell’ informazione sportiva ed economica, con algoritmi progettati per macinare gran numero di dati che altrimenti potrebbero indurre in errori gli umani.
Ma dall’ altro versante, le persone colte di tutti gli strati sociali scelgono il buon giornalismo per la sua qualità di prodotto dell’ uomo: dagli elenchi spiritosi di BuzzFeed ai pezzi profondi e filosofici del New Yorker.
E quindi rimane la domanda: l’ utilizzo di sistemi automatizzati che cosa significherà per il futuro del giornalismo e in che misura influenzerà la società?
I Robots vincono nel campo dei big data
Un lavoro giornalistico accurato ed efficace sui big data richiede l’analisi di milioni di elementi per trarre conclusioni e fare previsioni. Questo è il settore dove i robot possono brillare.
L’ Associated Press e Yahoo impiegano l’ intelligenza artificiale per lo sport e gli andamenti economici utilizzando la piattaforma Wordsmith progettata da Automated Insights, una società di software che trasforma i dati in grandi servizi. L’ applicazione analizza i dati per individuare le tendenze e li cataloga in base al contesto storico. E poi li struttura e li formatta costruendo un servizio in forma ampia oppure in piccole sintesi, con visualizzazioni, tweet e titoli.
Oltre allo sport e all’ andamento delle aziende, il giornalismo automatizzato ha lavorato sul tweeting relativo ai terremoti di Los Angeles. Il Quakebot del Los Angeles Times ad esempio invia tweet automaticamente sulla magnitudo e sulla localizzazione delle scosse sulla base dei dati forniti dall’ US Geological Survey su base giornaliera. Gli abitanti della zona possono quindi sapere ad esempio se un sisma di grandezza 1 si è verificato sotto i loro piedi senza che loro nemmeno se ne rendessero conto.
Perché il gornalismo automatizzato è in sviluppo
Il giornalismo coi robot sta guadagnando terreno in tutto il mondo – racconta Rozenberg -. The Australian, ad esempio, sta decidendo se utilizzare un software simile ad Automated Insights.
Il motivo principale di questa tendenza è che la cronaca automatizzata permette alle redazioni di utilizzare meglio le loro risorse limitate in questa fase di continua evoluzione del settore. I giornalisti incontrano spesso delle difficoltà viste le grandi quantità di dati da elaborare, le scadenze ravvicinate e gli orari frenetici. Qui è dove la tecnologia può fare un reporting più veloce, più economico e più accurato.
“Ci sono diversi livelli di scrittura e di copertura editoriale e, talvolta, la struttura dei costi può non richiedere giornalisti umani – ha detto Tony Gillies, redattore capo della Associated Press, a The Australian –; e in alcuni settori la tecnologia narrativa può rappresentare un’ alternativa economicamente vantaggiosa”.
Anche se la tecnologia automatizzata è in grado di gestire dei pacchetti di dati più velocemente, rimane in sospeso il giudizio sul fatto se gli articoli generati dai robot siano leggibili in un modo coerente da lettori esigenti.
I robot possono sembrare più umani dei giornalisti?
Il giornalismo automatico crea articoli basati su diversi modelli, compresi servizi lunghi o titoli in stile twitter. Alcuni dicono che questi modelli consentono una scrittura umanizzata.
Narrative Science, un’ altra azienda che si occupa di giornalismo automatizzato, si avvale di un team di giornalisti professionisti per aiutare i computer a formulare dei resoconti umanizzati invece di un insieme confuso di fatti utilizzando un suo programma brevettato, Quill, secondo Vice. Questi occhi umani ripresentano al sistema le loro modifiche e il programma di intelligenza artificiale impara da queste modifiche, proprio come farebbe uno studente.
Christer Clerwall, della Karlstad University, ha condotto uno studio per determinare – osserva Rozenberg – se le persone potessero distinguere tra storie scritte da automi o da umani. Anche se lo studio è stato limitato a due soli pezzi, uno prodotto da un algoritmo e uno scritto da un essere umano, la maggior parte dei lettori non hanno notato grandi differenze tra due i articoli. Gli intervistati hanno detto però che il lavoro umano sembrava essere più sincero.
La qualità umana della scrittura – conclude la nota – rimarrà estremamente importante negli anni a venire, ma le redazioni che utilizzano tecnologie automatizzate ne potranno trovare qualche vantaggio. Con l’ evolvere dell’ approccio automatico, il giornalismo probabilmente troverà un maggiore equilibrio tra articoli informatici e talenti umani.
Da lsdi.it