Son trascorsi tre mesi da quando nel pre-partita della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina perse la vita Ciro Esposito, tifoso del Napoli, di Scampia. E proprio la sua provenienza è stata strumentalizzata fin da subito dai media nel tentativo, irrispettoso e reiterato troppe altre volte, di trasformare la città vittima, Napoli, in carnefice. Si giocheranno a breve diverse partite calcistiche in cui si ricorderà il giovane Ciro e diverse sono le iniziative messe in campo per preservarne intatta la memoria. Ma intanto la città chiede, in assordante silenzio, che venga finalmente cancellata la patina di ‘malavitosità’ che da sempre la accompagna.Abbiamo incontrato il primo cittadino, Luigi De Magistris, con il quale è stato possibile dibattere del presente e del futuro della ‘antica Parthenope’.
Dal 3 maggio scorso Napoli e la sua gente sono ancor più sotto i riflettori. E per Napoli-Roma del novembre prossimo si auspica una riconciliazione calcistica tra tifoserie. Il Comune, intanto, ha già pronto un piano che prevede un servizio di ordine pubblico speciale?
La pianificazione e la gestione dell’ordine pubblico non competono al Comune ma alla Questura di Napoli a cui, attraverso la nostra polizia municipale, forniremo, come sempre, il massimo supporto. Mi auguro, da sindaco e da tifoso, oltre che da cittadino, che si possa giocare un campionato nazionale all’insegna dello sport, cioè avulso da violenza e razzismo che, certo, sono disvalori a cui l’essenza della pratica sportiva deve opporsi, essendo questa veicolo di promozione della socialità, della integrazione e del divertimento. Sarebbe bello se, in questo campionato, venisse scritta una nuova pagina, anche nel rapporto fra le tifoserie ed, in particolare, fra quelle della Roma e del Napoli.
Subito dopo la morte di Ciro Esposito è partita online la campagna a sostegno della sua città con l’hastagh difendiamonapoli. Lei per Napoli ha fatto molto e non sempre ne ha ricevuto plausi. È la classica situazione da ‘nemo profeta in patria’?
Da sindaco cerco di agire sempre in direzione del bene comune e ascoltando le sensibilità che provengono dalla mia comunità, ovvero le cittadine e i cittadini. Napoli, intendo l’intera città, è rimasta molto scossa da quanto accaduto la sera del 3 maggio a Roma in occasione della partita di Coppa Italia. Si è assistito, fin dalle prime ore, al tentativo, per fortuna prontamente contrastato dagli stessi cittadini, di trasformare la città vittima, cioè Napoli, in soggetto carnefice, mettendola sul banco degli imputati e, direi, sbrigativamente condannandola. Cercando per altro, in modo inaccettabile, di strumentalizzare la provenienza ‘geografica’ di Ciro Esposito, ragazzo di Scampia, per costruire il comune stereotipo sulla nostra città e sui nostri cittadini. Il pronto sentimento di orgoglio e il comportamento responsabile dei napoletani hanno contrastato questa becera operazione mediatico-politica. Personalmente, da sindaco e da ex pm, ho scelto senza indugio, come mio dovere, di schierarmi al fianco della mia comunità. In linea con quanto sostenuto fin dalle prime ore della sera del 3 maggio, ho sostenuto la richiesta di verità e giustizia proveniente dalla famiglia Esposito e dalla intera città. E’ infatti indispensabile accertare eventuali responsabilità nella gestione di un ordine pubblico che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza, come ho constatato io stesso trovandomi a Roma per assistere alla partita dell’Olimpico. Il Comune di Napoli si costituirà parte civile nel procedimento relativo alla morte di Ciro, dopo aver riconosciuto ad Antonella Leardi la medaglia d’oro della città perché, nonostante il momento drammatico vissuto, ha saputo diffondere un messaggio di non violenza e di richiesta responsabile di giustizia, stringendo intorno a sé tutta Napoli.
Questione stadio. L’architetto e senatore a vita Renzo Piano ha più volte collegato la ‘bella architettura’ alla ‘bella cultura’ che nobilita e fa crescere la cittadinanza. E se fosse così anche per il calcio? Uno stadio nuovo potrebbe fungere da deterrente?
Dietro questo suggerimento di Renzo Piano insiste quella filosofia per cui, come diceva anche Dostoevskij, ‘la bellezza salverà il mondo’. Si tratta di una impostazione che condivido e che appare tutt’altro che idealistica. Quello che dobbiamo fare rispetto allo stadio San Paolo, come stiamo già facendo da tempo, è lavorare, insieme al Napoli Calcio, ad un progetto di riqualificazione che offra alla città e alla squadra uno stadio degno di questo nome. Una struttura che viva tutti i giorni per gli atleti che nelle diverse discipline vogliono allenarsi, fruibile ai cittadini anche per eventi di musica e spettacolo, volano di crescita e sviluppo per l’intero quartiere.