“Carissime figlie Greta e Vanessa, in questi giorni di silenzio viviamo in uno stato di ansia, preoccupazione e dolore. Il vostro buon cuore, la vostra profonda umanità e sensibilità vi hanno spinto a non voltarvi dall’altra parte e a prendere a cuore la causa del popolo siriano, come se fosse il vostro popolo, la vostra famiglia. Vi siete preoccupate e adoperate per denunciare e dare sollievo ai bisognosi, pensando soprattutto ai bambini. 200 mila morti, 50 mila deceduti sotto tortura, 500 mila prigionieri nelle carceri del regime, 150 mila dispersi, 3 milioni e mezzo di profughi, 9 milioni di sfollati, 3 milioni di case distrutte, 1 milione di feriti, oltre 650 mila mutilati: dietro a questi numeri ci sono persone, esseri umani, un intero popolo che sta subendo un genocidio. Le proporzioni di questo dramma hanno lasciato indifferente parte del mondo, ma non voi due, che con le vostre piccole mani vi siete date da fare. Mi unisco alle preghiere dei vostri genitori, amici e di chi vi conosce e vi aspetta con ansia, a tutti coloro che, come voi, in questi tre anni hanno voluto impegnarsi per aiutare concretamente la Siria. Donne e uomini altruisti e generosi impegnati ogni giorno in silenzio per alleviare il dolore e il patimento di tanti civili inermi. Persone che non hanno di certo rinunciato alla propria umanità, come invece hanno fatto quanti si dilettano in giudizi, commenti, critiche a cattiverie non certo degne di essere citate, che si comportano come iene e sciacalli. La situazione in Siria è drammatica: il regime, che da oltre quarant’anni reprime l’intero popolo, continua la sua offensiva sulle città impiegando l’aviazione e l’esercito, senza risparmiare bombe, anche quelle chimiche; ci sono almeno 26 gruppi di mercenari stranieri, con varie sigle e nomi, che combattono contro il popolo e la resistenza siriani. Questi terroristi, pagati, armati, inviati dall’estero, invadono le zone liberate e compiono esecuzioni, sequestri, crimini contro la popolazione inerme e contro i partigiani che tentano di difendere la Siria e il suo popolo. Questi stessi terroristi usano abiti e nomi religiosi per camuffare le loro infamie e viene dato loro credito da quelle stesse parti che ne hanno favorito l’insorgenza e l’operato, mentre tutti i fedeli sanno bene che simili azioni e simili persone non sono che un insulto e una bestemmia contro la religione e sono funzionali all’opera di disinformazione e settarizzazione voluta dal regime, in Siria come in Iraq. La più semplice delle persone sa bene che il califfato è ben altro, mentre oggi siamo di fronte a gente armata e camuffata che commette crimini indicibili contro gli innocenti di ogni etnia, fede, estrazione sociale, che oltre a subire bombardamenti, assedio e mancanza di cure, nutrimento, istruzione si trovano minacciati anche da atti scellerati, persecutori, disumani operati da questi barbari invasori. Gli atti di questi criminali sono una minaccia per il popolo siriano e irakeno ma non solo, perché stanno minando alla base una convivenza tra confessioni ed etnie che dura da secoli. È doveroso sottolineare che la realtà della fratellanza, del dialogo, del rispetto, della convivenza tra religioni alberga nei cuori dei siriani da secoli, da quando cioè sono nate e si sono sviluppate le grandi religioni monoteiste; non è stato di certo il regime a creare le condizioni della convivenza, condizioni che oggi, invece, sono minacciate dall’arrivo di questi criminali occupanti. Il pensiero corre verso Padre Paolo Dall’Oglio, simbolo di questa convivenza e dialogo fraterno e corre verso voi, Greta e Vanessa, che non vi siete fatte spaventare dalle diversità, ma ne avete fatto una ricchezza. In nome del vostro esempio, in nome dell’impegno di milioni di siriani, di donne e uomini di etnie e fedi diverse, continuiamo a credere per il dialogo e per il sostegno ai più deboli. Non lasciamo che le urla dei seminatori di zizzania prevalgano sulle parole d’amore e di buon senso che unisce chi si impegna nella solidarietà e nel confronto sereno. Care Greta e Vanessa, caro Padre Paolo Dall’Oglio, cari siriani, uniamo le nostre preghiere per la vostra immediata e incondizionata liberazione e il vostro ritorno in pace e serenità alle vostre famiglie”.
Vostro zio Dottor Mohamed Nour Dachan