Il titolo scelto dal Giornale “Renzi si fida solo di Berlusconi”, e che mi ero permesso segnalare nel mio caffè, era davvero troppo. E il segretario del Pd nonché Presidente del Consiglio oggi corre ai ripari con un’intervista a Repubblica: “Mai una legge salva-Berlusconi” è il titolo. Il Patto del Nazareno è “scritto”, ammette Renzi, ma che dentro c’è solo “quello che (si) legge negli atti parlamentari sulle riforme”. “Ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e la metta in un cassetto?” Dunque non è nei patti l’approvazione di alcuna norma che premetta al condannato di candidarsi.
Naturalmente io credo al segretario e, dopo aver sentito il ministro Orlando – oggi ne parla Civati a Repubblica -, sono propenso a credere che anche sulla Giustizia, il Patto del Narareno non sia andato più in là di un impegno generico a riformarla in senso “garantista”. Ma la materia del contendere riguarda proprio gli atti parlamentari di cui Renzi parla: legge elettorale, approvata dalla Camera, e Riforma del Senato, come si sta configurando. Il combinato disposto consegna al premier poteri da svuotare la Costituzione del 48 e che non hanno pari in nessuna democrazia liberale.
Premier non più “nominato” dal Presidente della Repubblica ma che si impone conquistando con il suo partito, o con coalizione, il premio di maggioranza. Premier che controlla personalmente più della metà dei deputati, li ha scelti uno per uno (grazie a liste bloccate o semi bloccate), e mantenendo la carica di capo partito, ha in mano la loro rielezione. Premier che non deve più fare i conti con il Senato e lascia alle opposizioni solo un diritto di tribuna: questa la ratio per cui si vogliono infilare in Costituzione i regolamenti parlamentari e questo il senso dell’attacco di Renzi a Grasso “troppo accondiscendente con le richieste delle opposizioni, certe scelte ci sono parse sbagliate”. Il Premier fa così intendere che le tecniche usate dal Presidente del Senato -“canguro”, contingentamento dei tempi, no al voto segreto – sarebbe ancora poco. Le opposizioni debbono obbedir tacendo fino al prossimo voto.
Se, infine, questo premier-dominus potesse scegliersi anche il Presidente della Repubblica, grazie al pacchetto di mischia dei deputati di maggioranza, e di conseguenza la maggioranza dei giudici costituzionali, allora sarebbe in pericolo l’intero sistema delle garanzie previsto dalla Carta.
È però assolutamente vero quello che scrive Ilvo Diamanti: Renzi non si è inventato niente. “Da vent’anni siamo divenuti una Repubblica “preterintenzionale”…A metà fra presidenzialismo e premierato. Fra accentramento e federalismo. Senza disegni né riforme di sistema. Di fatto. Inseguendo emergenze continue e infinite. Reagendo a spinte particolari e faziose” La colpa di Renzi – scrive Diamanti, nel suo saggio,Repubblica pagina 23 – è semmai di assecondare questo andazzo ventennale. “Accentuando e rafforzando gli aspetti più coerenti con i suoi interessi. E con la sua vocazione di Leader del PdR. Alla guida di un governo personale e di una democrazia per caso”.
Proprio così. Solo che ora, un Matteo in difficoltà – non a caso il Corriere titola “La crescita ostaggio del debito. 1650 miliardi per interessi dal 1993” e il Giornale “Allarme economia. Le tasse che verranno”- reagisce avvelenando il dibattito e, così, impedendolo. Dall’intervista di oggi: “L’obiettivo non era fermare la riforma ma fermare noi” L’obiettivo di chi, Matteo? “Questa non è una riforma imposta, ma costruita da un paziente lavoro di ascolto e dialogo”. Dialogo? E perché non hai mai risposto sul tema delle garanzie, posto da Tocci e Chiti? E perché non rispondi ora al quesito: può il premier scegliersi il Presidente che più gli aggrada?”. Sempre dall’intervista: “I nostri senatori sono stati pazienti nel sopportare gli insulti, ora basta”. E gli insulti di Nardella, “sono marziani, non capiscono il Paese”, quelli non contano? E i tuoi delle scorse settimane: “perdono tempo per non perdere la poltrona”, “dissidenti in cerca di visibilità” ma anche il contrario “dissidenti incappucciati nascosti dietro il voto segreto”?
Che fare? Tenderei a fare mia la soluzione proposta da Diamanti. “Per andare oltre, ci vorrebbe un progetto coerente, elaborato e discusso in un’assemblea costituente”. Prima però occorre che qualcuno, da sinistra, dica a Renzi che il ricorso demagogico e populista alle “paroline” (gufi, dissidenti, frenatori), che l’uso spregiudicato dei retroscenisti nei giornali, quello smodato di RenziDroni in rete, e le minacce sparate da goffi “fidati e fedeli” nel Pd, tutto ciò sta facendo crescere un mondo di “avanguardisti” del segretario-premier. E di questo, proprio, la nostra scassata democrazia non sentiva il bisogno.