Ciò di cui la RAI ha bisogno come l’aria è che si ristabilisca un patto fiduciario con i cittadini che pagano il canone e che non la sentono più sua. Oltre alla indispensabile riforma del canone che viene percepito come una insopportabile gabella, occorre che la RAI venga de-lottizzata, che i partiti escano dal controllo dell’Azienda. Riforma che chiama in causa la Politica, quella alta, affinchè vengano cambiati radicalmente i criteri e le fonti di nomina delle persone che poi controlleranno il servizio pubblico.
I quattro mesi che ci separano dalla fine dell’anno (settembre-dicembre) saranno cruciali per la nuova RAI. Il Governo e l’Azienda troveranno pronti il Sindacato dei giornalisti della RAI, le Associazioni territoriali e la Federazione della Stampa che vogliono avere un ruolo fondamentale nel dibattito della sua riforma: Perchè in gioco è un pilastro fondamentale della nostra democrazia, riforma epocale al pari di quella in corso per le modifiche costituzionali.
Sindacato non conservatore, disposto a discutere di tutto a 360 gradi, non ancorato a rendite di posizione, che pretende maggiore informazione e che vuole continuare a raccontare il Paese, a cominciare dalle varie periferie. E’ pretendere troppo immaginare che la RAI possa avere un vertice nominato, ad esempio, come la Banca d’Italia? Data la sua indiscussa ed indiscutibile autorevolezza, dopo la sua nomina, nessuno si sogna di mettere in discussioni le sue scelte operative, anche se ovviamente non rimane esente da critiche.
Potrebbe essere questa la strada per tornare a riacquistare autorevolezza e fiducia da parte dei cittadini.