Non male questo fine settimana: giustizia, sblocca Italia, nomine europee, poi scuola e #millegiorni #italiariparte #ciaovacanze Matteo Renzi spande ottimismo. Anche sulla giustizia: con altri due tweet annuncia il taglio delle ferie estive per i tribunali e il dimezzamento dei tempi del processo civile (e questa sarebbe una mezza rivoluzione). Anche la competizione interna tra i fedeli e fidati Bonaccini e Richetti, su chi debba candidarsi alla successione di Errani, non lo preoccupa. Almeno stando a quel che scrivono i retroscenisti. I quali svelano – Maria Teresa Meli, in testa – un incontro, ieri, del Premier con Maurizio Landini, il quale, ancora il giorno prima, non era stato tenero con gli annunci di tagli a diritti e tutele che venivano da taluni ministri. Insomma un Matteo Renzi determinato e pragmatico, deciso a non farsi prendere in trappola dai “giochi della politica”, dalle trappole che Berlusconi gli tende con un sorriso e Grillo con uno sputo, dalle fibrillazioni di un Angelino Alfano in cerca di visibilità. Si accontenti, quest’ultimo, della promessa europea di sostegno, con Frontex, all’operazione Mare Nostrum!
I giornali non lo seguono troppo. “La giustizia torna a dividere”, Corriere della Sera. “Ecco la riforma, ma sulle intercettazioni è scontro nel governo”, Repubblica. “Il premier fa tutto da solo su scuola e lavoro, sfiduciando Giannini e Poletti. Orlando licenzia la riforma del civile, mentre sul penale non c’è accordo con Alfano: Palazzo Chigi dovrà scegliere se cercare voti da FI o da M5S. Intanto Padoan avverte: “Non c’è un soldo”, chiosa il Fatto. Ma il colpo più duro all’ottimismo renziano arriva dalla Stampa con un fondo di Mario Deaglio, “San Matteo non ha fatto il miracolo”, in cui si dà conto dei dati Istat sulla fiducia degli Italiani, che vedono nero e si aspettano il peggio. “Il coraggio – sospira Don Abbondio nel XXV capitolo dei «Promessi Sposi» – uno non se lo può dare. E nemmeno la fiducia”, scrive Deaglio. Gli fa eco, sul Corriere, Galli della Loggia che, pur a tratti generoso con il governo, sentenzia “non mi sembra alla lunga efficace neppure la comunicazione spezzettata e tendenzialmente alluvionale tipica del tweet, carissima a Renzi e consistente in una serie di brevi frasi apodittiche. Forse è l’ideale per le agenzie di stampa e per la pratica della digitazione isterico- maniacale sugli smartphone, ma ho il sospetto che alla gente faccia l’effetto di una forma di «battutismo» che, ripetuta tre o quattro volte al giorno, non depone certo a favore della serietà e dell’impegno di chi vi si dedica”.
Intanto in Francia il nuovo governo Valss incassa applausi a scena aperta dalla Université d’été del Medef, confindustria d’oltralpe. Hollande intende confermare tutti gli sgravi fiscali e gli incentivi all’impresa previsti dal pacte de responsabilité del dicembre scorso, a costo di dover ramazzare 15 miliardi con l’aumento della TVA (l’Iva francese). In più intenderebbe concedere una deroga alle 35 ore e aprire al lavoro domenicale. Per i patronfrancesi la destra possibile è la sinistra di Hollande, una volta scaricato Montebourg.
Credo che anche in Italia sia venuto il momento delle scelte. Giustizia. Ottimo dimezzare – se ci si riesce – i tempi del processo civile, ma il resto, la ciccia, non si può barattare in nome del sostegno che Berlusconi ha dato alla riforma del Senato. Falso in bilancio, autoriciclaggio, abolizione di quell’amnistia per corrotti e colletti bianchi che passa sotto il nome di prescrizione, sono tutti provvedimenti indispensabili per la ripresa produttiva. Perché corruzione e impunibilità dei potenti e dei corrotti rappresentano, con l’inefficienza amministrativa, il vero spread dell’Italia in Europa. Così come la distribuzione (reale) del reddito è da noi più iniqua, perché evasione ed elusione nascondono la ricchezza, corruzione e prescrizione la mettono al riparo da ogni controllo di legalità.
Se Matteo Renzi desidera che gli 80 euro non servano solo per pagare qualche debito e le spese del dentista ma ridiano fiducia, sarà bene che lasci la comunicazione semplificata e populista dei tweet per dire con sincerità quale sia lo stato reale delle finanze pubbliche e come intenda far contribuire allo sforzo comune per la ripresa anche coloro che finora hanno tenuto per sé tutti i vantaggi. L’altra strada, quella che sembra indicare Hollande, metterebbe Renzi nelle mani di Berlusconi, senza neppure la certezza della durata del mandato. É l’Italia!