Eppure molti giornali non avevano capito l’ importanza del viaggio di Papa Francesco in Corea. France 24, per esempio non ne ha mai parlato. Altri telegiornali nel fare i titoli lo mettevano al quarto, quinto posto Eppure, dal punto di vista immediatamente giornalistico, i motivi di interesse erano molti. Il perturbante, per esempio. Quali sarebbero state le reazioni della Cina. Come avrebbero reagito i giovani asiatici a quell’incontro? Ci sarebbero stati i giovani, la gente? Si, ma quanti?
Sulla Cina, Il ministero degli esteri cinesi ha osservato, studiato i suoi discorsi, i suoi comportamenti, prima di dare una risposta, un timido, non banale riscontro che sembra aprire un inizio di un dialogo che sarà difficile, lungo, forse estenuante, ma da qualche parte per arrivare bisogna pure partire. La partecipazione della gente è stata quella che abbiamo visto, oceanica. Quello che questo Papa dice, fa, il modo in cui si comporta, piace anche in queste terre che sembrano così lontane. Geograficamente. Culturalmente.
La verità è che si parla a proposito e a sproposito di un mondo globalizzato e si ignora che pur nel permanere di situazioni tra di loro diversissime i popoli del mondo si rendono conto di essere, più o meno dappertutto, vittime della cultura dello scarto (i vecchi, i poveri, i disoccupati, i sofferenti, gli inabili). Anche chi gode del benessere avverte che un pericolo sta corrodendo le loro sicurezze. La crisi può raggiungere strati di popolazione (la classe media, per esempio) che prima si riteneva al sicuro. In questo senso Papa Francesco, anche se parla poche lingue, dice in tutte le lingue: non lasciatevi rubare la speranza, non accettate l’ emarginazione di essere considerati esseri inutili. E questo riguarda tutto il mondo, anche in questo senso il suo messaggio, per usare una vecchia terminologia, è universale.
Ma chi minaccia la speranza? Luciano Gallino, in un libro straordinario per lucidità di analisi, ricchezza e dominio di fonti autorevolissimo livello internazionale, di dati provenienti da serissime istituzioni internazionali parla di colpo di stato di banche e di mondo della finanza. E precisa che per colpo di Stato intende: la presa del potere senza un’ elezione democratica. La finanza, un certo mondo finanziario ha preso il potere e impone a governi e a intere popolazioni, psudovalori e povertà di grandi masse al solo scopo di arricchire spropositatamente pochi. Sono loro che hanno costretto i governi a svenarsi a rovinare molte famiglie per mettere riparo alle follie incontrollate di una parte diabolica del mondo finanziario. E’ da loro che nascono sottrazioni di capitali degli Stati che per inseguire le loro follie sono costretti a sottrarre danaro utile agli investimenti, alle scuole, alle università, al welfare, costretti come sono a coprire voragini di debiti creati dal mondo della finanza. Ormai si sa, è un dato appurato. La crisi nasce dal fatto che i governi hanno dovuto salvare banche, società di assicurazioni, società finanziarie che, a proposito di libero mercato, avevano agito in modo sconsiderato, senza rispettare alcuna regola, causando danni sociali gravissimi da cui non siamo certamente fuori e che a molti costano sangue.
Anche in questo, Papa Francesco è un Papa oltre che acuto, consapevole., che parla a persone di molti paesi diversi Sa benissimo che le teorie degli economisti neoliberisti portano una nazione al disastro, che la politica della pianificazione vecchio stampo comunista non sta né, in cielo, né in terra. Che le moderne teorie economiche hanno superato i vecchi arnesi pseudoscientifici degli economisti che non hanno saputo prevedere la crisi e che oggi predicano ricette disastrose anche da autorevoli giornali italiani.
La gente in molti paesi si è resa perfettamente conto che Papa Francesco ha capito i limiti di molti soloni che si ritengono dei brillanti economisti (visti i risultati, economisti del nulla). Alcuni di questi economisti sono stati come il diavolo: hanno detto: tutto questo sarà tuo. Ed è stato il disastro. La gente ha capito che il Papa offre la fede di una realtà che non è piegata dall’ interesse materiale, ma che allo stesso tempo non ignora le esigenze materiali. Una fede che è libera, come è libero Lui, di parlare di economia partendo dai bisogno dell’ uomo, di tutti gli uomini. Da questo punto di vista è un papa ideologico. Lui, in qualsiasi momento potrebbe ripetere un’ affermazione di una padre della chiesa: Noi siamo i veri atei. Gli atei di tutti coloro che pretendono di essere Dio.
Nel 1897, un sociologo francese, Emile Durkheim, pubblicò un libro fondamentale dedicato al suicidio determinato da una situazione sociale entrata in crisi Constatò con rilievi statistici puntuali, che, nei momenti di crisi o di depressione economica, aumentano nella società i suicidi (è quello che abbiamo constatato in questi anni). Ha anche detto che questo dipende dal fatto che quando c’ è una crisi economica grave si verifica una situazione che lui chiama di anomia, di caduta delle leggi, di rottura degli equilibri, di sconvolgimento dei valori su cui si basa la vita della società.
Di ritorno da Seul, in modo apparentemente piano, ma con una forza prepotente ha lanciato un allarme che non ammette superficialità: “qualcuno mi ha detto: padre, siamo nella terza guerra mondiale, ma fatta a pezzi, a capitoli”. E prima aveva detto “la gente è stanca della guerra”. Ma purtroppo il mondo va verso la guerra. Papa Francesco, che non ha nulla da difendere, se non la sua fede, ha capito perfettamente dove ci portano questi disastri che esplodono in tutte le parti del mondo, come la metastasi di un cancro diventato incontrollabile.
Di questa terribile crisi fa parte anche l’ economia che sconvolge equilibri e valori, o meglio la vita di esseri umani, vittime di sopraffazioni che non possono controllare.
La gente delle più diverse parti del mondo guarda a lui con attenzione acuta, empatica perché capisce che interpreta le loro angosce, la disperazione, ma è anche in grado di esprimere una forza che sa dire no, sa dare speranza, forza di valori che non sono assoggettati a guerre di dominio o di speculazione finanziaria. A lui, come dice il Vangelo, bastano due calzari e una bisaccia, ma sa che se la sua missione è povera grande è la risposta che deve dare e la gente ha capito che su questo di impegnerà senza risparmiare né coraggio, né energie.