“Ogni sei mesi, Berlusconi ci dava 250 milioni”. Lo dice Riina nel carcere, non sapendo di essere intercettato, quindi nella massima naturalezza. Ecco, quando si analazza come sia stata annacquata la riforma della giustizia – soprattutto in ambito penale – bisogna ricordarsi che in Italia esiste una lobby criminale. Che ha infiltrato le istituzioni territoriali, fino a raggiungere il parlamento.
I suoi rappresentanti sono quelli che sabotano le leggi per lo scambio tra politici e mafiosi, prevedendo l’assurda prova che il mafioso abbia promesso di estorcere voti solo con la violenza. O quelli che si battono per prescrizioni lunghe e processi corti. Fino ai soliti garanti dei corrotti, che non vogliono l’applicazione dei metodi di lotta alla mafia anche per debellare la corruzione.
Purtroppo, il fronte del risanamento morale del Paese è diviso, tra una sinistra troppo incline al compromesso e il M5S “puro”, che certi temi non li tratta, per poi poter ostentare il suo lindo assenteismo politico.
Resta l’opinione pubblica. Che deve farsi sentire.
E reclamare una politica veramente orientata alla legalità.
Perché contro la lobby della criminalità, deve schierarsi la lobby della dignità.
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