di Roberto Lessio e Marco Omizzolo
Stando dalla parte “giusta”, quella di Casapound per intenderci, a Latina si possono fare ottimi affari con le occupazioni abusive degli immobili. In tal modo si evita di essere sgomberati, mentre le citazioni in Tribunale da parte dei proprietari, società partecipate dallo Stato, saranno solo formali. Se invece si sta dalla parte “sbagliata”, come molte famiglie senza casa, si viene sgomberati da polizia e carabinieri. In questo secondo caso, il braccio implacabile della giustizia entra in azione con tutto lo staff al completo: Vigili del Fuoco, polizia municipale e ambulanze del 118; mentre i funzionari dell’Enel e il gestore del servizio idrico (Acqualatina nello specifico) provvedono a staccare energia elettrica e acqua. È quanto successo alcune settimane fa a 12 famiglie di Latina che occupavano una palazzina di Via Respighi (quartiere periferico della città): sessata persone in tutto, tra i quali 12 bambini, in attesa da anni di un alloggio popolare.
L’immobile era inutilizzato da sempre. Lo aveva costruito nel lontano 1982 la società Alambra Costruzioni di San Giuseppe Vesuviano (NA) che due anni dopo lo ha ceduto alla Compagnia Europea di Previdenza SpA di Roma. Una società questa che risulta in liquidazione coatta da ben 19 anni e che sarebbe proprietaria di quel solo immobile in tutta Italia. Alcuni anni fa sembrò che l’edificio fosse stato assegnato al Demanio perché riconducibile ad investimenti fatti in zona da Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata. Un altro pezzo della storia criminale pontina. L’allora Sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo, si prodigò per installarvi una caserma dei Carabinieri a servizio del quartiere (ci sono ancora le foto su Internet con il Comandante Provinciale dell’Arma), ma non se ne fece niente. Nel 2010 l’immobile è stato messo all’asta, ma pare che fino ad oggi nessuno lo abbia comprato. Hanno dato la colpa all’occupazione delle 12 famiglie che però risale a due anni fa; la denuncia è stata sporta proprio dalla società che è in liquidazione coatta senza spiegarne le ragioni. Una volta sgombrate, le famiglie hanno deciso di accamparsi sotto i portici del palazzo Comunale. Brutta immagine per l’edifico dove una volta il Duce teneva le sue celebri orazioni. Così l’amministrazione comunale si è detta pronta ad acquistare dei containers dove alloggiare provvisoriamente le famiglie; come se si dovesse affrontare un dopo terremoto. Si tratta della stessa amministrazione che ancora nel 2012 si accorse di essere proprietaria di numerosi immobili sfitti, mentre l’ente continuava a pagare affitti a terzi per ospitare gli uffici comunali; una “bazzecola” da 700mila euro l’anno. Resta da capire dove collocare questi containers. Quale occasione migliore per allontanare quelle famiglie dal centro della città. L’ipotesi che circola è di trasferirli in campagna, nei pressi di Borgo Sabotino, tra la locale centrale nucleare e la nota discarica di Montello, lontano dagli occhi e dalle polemiche. Discariche su discariche dove manca dall’acqua potabile alle fogne e che aprirebbe la strada ad un vero e proprio ghetto per disgraziati. Intanto le unità immobiliari di proprietà comunale continuano a prendere polvere, nonostante la loro disponibilità immediata.
Dormono invece sonni tranquilli quelli di Casapound che dalla fine del 2006 hanno occupato un edificio di Viale 18 Dicembre nel centro della città. Una palazzina di alto valore economico, ora piena di scritte inneggianti a slogan dal sapore fascista. L’edificio occupato è fatto di 4 piani con locali adibiti anche a spazi ricreativi. Tutt’oggi risulta di proprietà dell’Enel; il colosso elettrico italiano implacabile con gli altri occupanti, il cui azionista di maggioranza relativa (31,24% delle azioni) è il Ministero dell’Economia. Si tratta di una costruzione che risultava momentaneamente non occupata, ma non abbandonata, visto che l’Enel stessa vi aveva collocato propri uffici fino a pochi anni prima. Per questo attualmente risulta tra le circa 3mila proprietà che l’ente ha messo in vendita lo scorso anno per recuperare liquidità. Lo si può riscontrare sul sito www.dismissioneimmobili.it. Solo che ai potenziali acquirenti non glielo spiega nessuno che è praticamente impossibile entrare in possesso di quell’immobile. Dal 29 dicembre 2006, data dell’occupazione fascio-poundista, dal punto di vista giudiziario non è successo praticamente nulla. Qualche minaccia di sgombero c’è stata, ma mai concretizzata. L’unica volta che ci hanno provato, alla fine del 2009, lo sfratto è stato evitato grazie all’intervento dell’amministrazione comunale e della Provincia. In uno slancio di generosità i due enti si sono offerti di comprare l’edificio, ovviamente con fondi pubblici (all’epoca si parlava di circa 600mila euro) per poi lasciarvi dentro gli stessi inquilini rasati e abusivi. Le due amministrazioni stilarono persino un protocollo d’intesa. Sono intervenute perché non volevano “creare un precedente”; nel posto più nero d’Italia sgomberare organizzazioni para-fasciste (come legge prevede) non promuove l’immagine della città, ne aiuta il relativo consenso. Risultato? In attesa della predisposizione dell’apposito bando che avrebbe dovuto ratificare il tutto, si decise di lasciare Casapound lì dov’è. Motivo ufficiale? L’associazione dava e dà ospitalità a famiglie senza casa; alcune ce le aveva mandate proprio il Comune di Latina che comunque già all’epoca aveva dei fondi inutilizzati per residenze sociali. Intanto, oltre ad una libreria, una biblioteca e una webradio, negli spazi occupati c’è anche una birreria molto frequentata soprattutto d’estate. Tutte attività che per funzionare hanno bisogno di servizi indispensabili; acqua, smaltimento rifiuti e fornitura di energia elettrica. Servizi che nessuno si sogna di interrompere a causa dell’occupazione abusiva, in applicazione dell’art. 5 della legge n. 80/2014. Durante il comizio di Beppe Grillo in Piazza del Popolo a Latina, in occasione delle elezioni politiche e regionali dello scorso anno, alcuni militanti neofascisti innalzarono uno striscione con scritto: “Grillo: non cedere adesso! una nuova Italia è necessaria! basta odio, costruiamola!” Succedeva mentre il comico genovese presentava i candidati alla Regione Lazio. Pochi degli intervenuti all’appuntamento li poterono vedere in faccia proprio a causa di quello striscione. Nessuno dal palco disse a Casapound di toglierlo.
Insomma: la classica situazione di due pesi e due misure. Da una parte c’è un colosso energetico, partecipato dallo Stato, che si disinteressa dei beni di sua proprietà per evidenti motivi politici; dall’altro c’è l’azione inesorabile dello stesso Stato nei confronti di famiglie disagiate. Uno Stato “strabico” che da un lato sgombera povera gente senza domandarsi quale utilità si ottiene da un investimento fatto oltre venti anni fa e che finora non ha prodotto un solo euro di reddito ai suoi proprietari. Dall’altro agevola gli amici fascisti che reclamando il mutuo sociale, fanno proprie unità immobiliari di grande valore economico. Il messaggio è chiaro: i disgraziati a Latina, prima di ogni altra cosa, devono imparare qual è la parte “giusta” per la soluzione dei loro problemi. In cambio di cosa è inutile domandarselo.