La festa è finita, ieri, con il bacio della sposa. Sono stati tanti, subito dopo il voto, a voler sfiorare le guance di Maria Elena Boschi. Da Razzi a Finocchiaro, dalla badante del B, Maria Rosaria Rossi, a Minniti, che è stato espulso dalla Commissione Affari Costituzionali – dice Zanda – perché era lui e non Mineo “il titolare”, anche se nessuno lo sapeva. Tutti in fila, uno dietro l’altro, come a un matrimonio. I mortaretti continueranno a scoppiettare per qualche giorno, ma la festa è finita. Ha ragione Walter Tocci: “L’incantesimo non serve più. Da oggi si torna alla realtà. È finito l’alibi ventennale delle riforme istituzionali. I governi dovranno dimostrare di avere le idee e le capacità di governare”.
“Primo sì al nuovo Senato”, la Stampa. “Senato addio. Forza Italia decisiva” il Giornale. “Il Senato dice addio a se stesso”, Corriere. “La porcata del Nazareno”, la chiama il Fatto. E Repubblica: “Passa la riforma. Votato il primo sì al Senato dei 100”. Renzi ha preferito non venire in aula. A gioire via twitter “Ci vorrà tempo, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà fermare il cambiamento iniziato oggi”. Nessuno potrà fermare Berlusconi, secondo Berlusconi: “Io protagonista, riavrò l’agibilità politica”.
E tutti subito a fare i conti: 183 sì alla riforma, molto meno dei due terzi, dunque il referendun sarà conquistato non concesso”. E poco sopra la maggioranza indispensabile per far passare uno dei tanti voti di fiducia a cui i governi ci hanno abituati. Forza Italia indispensabile anche per l’ordinaria navigazione del Renzi Primo? “È stato solo un caso”, dice il premier. E il fido Zanda garantisce alla Stampa “Non ci sarà nessun soccorso di Berlusconi”. Il dissenso nel Pd? “Fisiologico”. Dopo gli insulti, i Droni in rete di Renzi che ogni giorno chiedono la nostra espulsione dal Pd, dal Senato e dalla faccia della terra: fisiologico! Ma Mucchetti su Repubblica, “È una vittoria di Pirro. Matteo ne prenda atto”, fa i conti. “Caspita se sono pochini 183 voti! Politicamente parlando è una mezza sconfitta” e quanto ai fisiologici dissidenti “cosa fanno, espellono venti persone e poi chiedono loro di votare per il premier?”
Il dissenso che si è visto in questi mesi in Senato proseguirà. Non è alternativo alle riforme, se ci si riferisce quelle necessarie per il paese, né al segretario del Pd. Ma ha posto una questione essenziale per la democrazia, quella delle garanzie, che oggi nessuno più sottovaluta. Basti leggere questo brano di Ainis, per il Corriere della Sera: “Mettiamola così: le garanzie non sono mai abbastanza. Specie in questo tempo incerto, che nutre l’esigenza d’istituzioni credibili, e credibili perché non partigiane.” La battaglia ora si sposta sulle legge elettorale : “Se offrirà troppo spazio alla maggioranza di governo, prosciugherà lo spazio del presidente della Repubblica, della Consulta, delle autorità di garanzia nominate da quella stessa maggioranza. Sicché metteteci una pezza, rafforzando le loro competenze. Alzate l’asticella sui quorum d’elezione. Invitate a mensa qualche altro commensale per votarli. E a cose fatte, mantenete la promessa di convocarci a referendum, per sentire ciò che ne pensiamo. La Costituzione è casa nostra, non lasciateci fuori dalla porta”.
Questo vi dovevo come cittadino senatore. Come cittadino consapevole e giornalista, avrei voglia di parlare d’altro. Di Ebola che evidenzia cosa sia il male d’Africa, della questione Russa che rende fragile l’Europa, e del Califfato in Iraq, conseguenza dei crimini di Bush condivisi da chi gli ha retto la pistola. Non c’è vera politica senza occuparsene.