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Integralismo islamico e Terza guerra mondiale. Se Papa Francesco venisse alla Marcia per la pace Perugia-Assisi…

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Strana estate questa europea del 2014. Piove continuamente, sembra quasi un autunno inoltrato. La stagione turistica va male. Quella vitivinicola andrà peggio, se il tempo non si rimetterà presto. Le finanze pubbliche soffrono peggio che mai e anche la Germania comincia ad avere la febbre da crisi.
Segnali preoccupanti di uno sfaldamento del sistema capitalistico, che però non conosce terapie e vie d’uscita. Finora, solo toppe fatte di austerità, tasse a pioggia sui soliti contribuenti, chiusura di settori industriali, licenziamenti, blocchi dei salari e delle pensioni, disoccupazione (massiccia quella giovanile e femminile da Secondo Dopoguerra), welfare in stato comatoso.
I pochi più ricchi diventano sempre più ricchi, i capitali fuggono verso paradisi fiscali e tutti gli altri, quelli che in realtà producono il benessere per le élites, non sanno che pesci pigliare per tirare avanti verso la fine del mese e far quadrare i conti.
Una crisi economico-finanziaria-sociale peggiore del 1929, sicuramente orientata a Depressione e Deflazione, può portare a situazione di forti tensioni sociali, a scelte politiche e comportamentali estremistiche, sia ideologiche sia religiose. Sono i prodromi di una Terza Guerra mondiale?
Papa Francesco nella sua lucida e preoccupante analisi ne sembra convinto. I leader politici si affannano a correre ai ripari di guasti da loro stessi causati, grazie ad una miopia geostrategica che è basata ancora sugli equilibri fittizi e sulle alleanze inconfessabili, figlie del primo Novecento e riaffermate all’indomani del Secondo Dopoguerra. Le Nazioni Unite latitano e sono ostaggio dei veti incrociati dei “5 Grandi” (USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), mentre tutti gli altri paesi membri si spostano come branchi di pesci a seconda della convenienza momentanea da una parte o dall’altra.
Dopo l’11 Settembre del 2001, ma ancor più dalla sciagurata Guerra del Golfo del 1990, lo scacchiere mediorientale non è più lo stesso e l’integralismo islamico si è sviluppato in maniera impressionante, arrivando fino nelle periferie delle grandi capitali europee. Ecco la forza che alimenta i seguaci del “Califfato” dell’ISIS: non combattono solo per una “guerra santa” nei territori arabi, per riunire tutti quegli stati, figli degli accordi scellerati franco-inglesi del 1916 “Sykes-Picot”, che in realtà mettevano insieme etnie e comunità religiose diverse e in perenne lotta tra loro.
La brutalità degli atti postati sul palcoscenico mediatico mondiale, grazie anche al motore moltiplicatore di un WEB anarcoide, sono un mezzo di propaganda “furba” per accrescere consensi e disapprovazioni, senza discernimento, senza che le élites al potere, gli intellettuali, l’opinione pubblica riescano ad analizzare i veri motivi di questa “guerra guerreggiata a pezzetti”, come Francesco ha definito. E soprattutto “per conto terzi”.
Il perenne conflitto “regionale” tra Israele e la Palestina di Hamas è in realtà il segnale lancinante di questa “febbre da guerra”. Ogni volta che il mondo occidentale rialza la testa da una crisi ciclica del suo sistema economico liberista, ecco che riprende ad esplodere la questione “israelo-palestinese”. A chi fa comodo? Quali sono gli interessi in campo? Certo non solo la lotta per la sopravvivenza dello stato di Israele e la coabitazione con i palestinesi, né tanto meno il rispetto delle reciproche credenze religiose monoteistiche. Dal Secondo Dopoguerra in poi lo scacchiere mediorientale rappresenta il “Big Game” delle grandi corporations dell’energia, dei più maggiori istituti finanziari e bancari, di società specializzate nelle infrastrutture e nella security. I rispettivi governi, nordamericani, inglesi, francesi, russi e cinesi, hanno foraggiato i vari “califfati” dinastici arabi, a loro volta finanziatori dei gruppi terroristici fondamentalisti (Obama prima e al-Baghdadi ora), in funzione destabilizzante verso i vicini “ laici e repubblicani” (Iraq, Siria, Egitto,ecc.), e per ricattare l’Occidente a favore dei loro profitti energetici e degli investimenti nei “debiti sovrani” dei nostri stati sempre più in deficit.
Ma ora questo “gioco di scacchi” per la vita o la morte, come una riedizione moderna del “Settimo sigillo”, ha preso il sopravvento sugli sfidanti e simile ad un “Avatar” è sconfinato in una “Terra di mezzo” foriera di mostri. Mostri che vivono anche tra noi e alle nostre vicine frontiere.
Non è una guerra di religione quella cui stiamo assistendo sui media e attraverso il WEB e che ci minaccia alle porte quanto uno “scontro di civiltà”, come evocava nel 1996 l’analista, purtroppo molto criticato specie a sinistra , Samuel Hungtinton, nel suo saggio “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale”. Si può essere d’accordo o meno sulle sue soluzioni, ma l’analisi è ancora puntuale e per certi aspetti angosciante.
Gli “uomini di buona volontà” possono evocare il ricorso alla pace e al reciproco rispetto della vita umana, della sacralità dei diritti fondamentali, come enunciati dalla Carta dell’ONU e sottoscritti da tutte le nazioni. Il messaggio di Francesco è pertanto forte e non va lasciato cadere al vento tempestoso degli interessi politici presunti “alti”. Il 19 ottobre prossimo si terrà come d’abitudine la Marcia per la pace Perugia-Assisi, indetta dalla Tavola della pace e altri movimenti, tra i quali Articolo 21. Sarebbe fantastico se per la prima volta vi partecipasse anche il Santo Padre, seppure per qualche kilometro. E con lui i maggiori esponenti delle religioni monoteistiche, proprio per dare un monito al mondo che una via d’uscita da questo “scontro di civiltà” esiste e può vederci tutti insieme protagonisti, senza distinzione di fede, etnia, abitudini e situazioni sociali.


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