Vanessa, Greta e Paolo scomparsi in Siria. Di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli non sappiamo niente dalla fine di Luglio, di Don Paolo Dall’Oglio non si hanno notizie da oltre un anno. Di supposizioni riguardo il loro destino ne sono state fatte tante, ma fra le molte parole spese poche volte ci si è soffermati sull’amore per la libertà e per la solidarietà che ha portato queste persone in Siria. Don Paolo ha un legame lungo con questa nazione, negli anni ha intessuto una rete per il dialogo fra musulmani e cristiani che gli è valsa l’inimicizia del regime. Vanessa e Greta sono due volontarie e come per Don Paolo, seppur non le abbia mai conosciute, ho legami in comune che hanno alla base l’interesse per questo paese sconvolto da una guerra che dura da tre anni e mezzo. Uno dei familiari di Greta qualche giorno fa disse ai giornali: “Se volete parlare di Greta e Vanessa parlate di quel che sta succedendo in Siria”. Parlare di Siria, parlare di persone che soffrono a causa della violenza, persone che hanno perso casa, i loro affetti, cittadini che hanno visto le loro città con i loro immensi patrimoni artistici ridotte in macerie, persone che non hanno accesso alle cure mediche perché mancano anche i più elementari presidi sanitari, persone che stentano a trovare cibo e acqua e persone più volte beffate da un crudele destino come i palestinesi del campo di Yarmouk.
La Siria è un paese che non conosco ma di siriani in questi ultimi anni ne ho conosciuti diversi, siriani musulmani, siriani atei e perfino siriani buddisti. In tutte queste persone ho sempre notato una disponibilità all’amicizia che trovo rara, una generosità umana che va al di là del loro personale credo religioso.
Sono profondamente convinta che il giudizio sommario sia un limite che faccia del male a chi lo genera e a chi ne è colpito, ma purtroppo in questo periodo sto osservando una crescente voglia di emettere sentenze e di etichettare. Ho letto baggianate, urlate ai quattro venti e condivise, originate da di chi crede che l’Islam sia una nazione, sto vedendo mettere insieme tutto l’immenso mondo islamico con il terrorismo. Il medio-oriente è vessato dalla violenza, noi al di qua del Mediterraneo siamo afflitti da un odio crescente alimentato dall’ignoranza.
Parlando in generale del medio-oriente da una parte vedo prosperare un certo tipo di propaganda che alimenta la distanza fra i popoli avvalorando la tesi che l’occidentalizzazione del pianeta sia l’unica possibilità per assicurare la pace fra le nazioni. Su altri fronti osservo una gran confusione: persone che cercano in qualche modo di giustificare il terrorismo che niente ha a che fare con l’autodeterminazione di un popolo o con la loro religione. Il terrorismo in molti casi, come quello dell’Isis o del Boko Haram, nascosto da sigle religiose, nasce al solo scopo di soddisfare la sete di potere e di dominio. Anche il fascismo in Italia avvalorava il culto dell’uomo duro e puro, ma la corruzione fra i gerarchi e da parte dello stesso Mussolini era all’ordine del giorno.
La suddivisione fra un occidente “giusto” e un medio-oriente “sbagliato” crea solo fanatismo e non si può simpatizzare con i terroristi per condannare il capitalismo, esistono vie di mezzo e queste vie riconducono alla dignità delle persone.
Siamo preoccupati per il destino di Greta, Vanessa e Paolo, ora come non mai specie dopo la brutale esecuzione di James Foley. I terroristi dell’Isis sono arrivati ad un numero di circa 10.000 unità, fra loro ci sono molti occidentali, nel video dell’uccisione del cronista la voce che si sente è di chiare origini britanniche.
Credo che parlare di Siria sia necessario, ma per farlo dovremmo ridare il giusto nome alle cose e ai fatti e considerare sempre le popolazioni non come un qualcosa di astratto bensì come ad un insieme fatto di uomini e donne con le loro famiglie, con i loro bambini e con le loro amicizie: persone come noi.