“Con immensa gioia le Nonne di Plaza de Mayo informano della restituzione dell’identità di Montoya Guido Carlotto, figlio di Laura Carlotto e Oscar Montoya Walmir e nipote del presidentessa della nostra Associazione Estela Carlotto.”
“Voglio dire grazie a tutti voi, grazie a Dio, grazie alla vita. Perché quello che volevo non era di morire senza abbracciare mio nipote e presto sarò in grado di abbracciarlo.” Queste le parole di EstelaCarlotto durante la conferenza stampa del 5 agosto scorso che ha aggiunto : “L’ho potuto vedere, è bello, è un artista, è un ragazzo buono.” Emozionata e felice Estela Carlotto ha dato la notizia del nipote numero 114 ritrovato, figlio di Laura che le era stata strappata via quando era al secondo mese di gravidanza, una figlia che era stata uccisa dalla dittatura, come molte altre donne, subito dopo il parto.
Il 24 Marzo 1976 le forze armate argentine instaurarono una dittatura che attraverso il “Processo di riorganizzazione nazionale” istituì una politica del terrore. La repressione portò alla scomparsa di 30.000 persone (desaparecidos) di tutte le età e condizione sociale, oltre alla privazione della propria libertà, queste persone subirono atroci torture nei centri di detenzione clandestini, luoghi in cui nacquero circa 500 bambini strappati alle proprie madri che poi vennero uccise e dati in adozione. Questi bambini sottratti erano considerati alla stregua di un “bottino di guerra”, vennero venduti o abbandonati negli istituti, in questo modo si procedéall’effettivo annullamento della loro identità e contro il lorodiritto di vivere nelle proprie famiglie. Rischioso era peri parenti dei desaparecidos fare delle ricerche riguardo la sorte dei loro cari, la comunità internazionale non riconosceva che l’Argentina vivesse sotto una feroce dittatura militare. Protestare, o più semplicemente fare domande, in quelle condizioni poteva portare alla sparizione e alla morte. Fu in questo clima che madri, padri e i familiari delle persone scomparse si organizzarono in un movimento di protesta non violento, l’ideatrice di questo movimento fu Azucena Villaflorin seguito rapita e uccisa dai militari. Queste persone iniziarono a ritrovarsi nell’aprile del 1977 attorno alla piramide di Plaza de Mayo a Buenos Aires, le madri decisero di indossare un fazzoletto bianco in testa, unite nella loro tragedia con fermezza continuarono a ritrovarsi ogni giovedì . La protesta silenziosa delle Madri di Plaza de Mayo cominciò in questo modo ad esercitare una pressione nazionale e internazionale riguardo i desaparecidos. Quasi contemporaneamente alcune donne inviarono al tribunale di Moròn una richiesta di habeas corpus in cui veniva portata a conoscenza l’esistenza dei neonati scomparsi e in cui si chiedeva la sospensione di tutte le adozioni. Ritrovandosi e parlando tra di loro molte madri compresero che erano numerosi i loro nipoti nati in prigionia, decisero così di organizzarsi come Abuelas de Plaza de Mayo e di fare di tutto affinché venissero ritrovati i loro nipoti.
“Niente e nessuno ci ha fermate nella ricerca dei figli dei nostri figli. Investigazioni, visite giornaliere agli orfanotrofi, al tribunale dei minori, indagini sulle adozioni , abbiamo continuato nonostante le accuse e le minacce.”
L’Associazione si è avvalsa di una squadra di professionisti in materia legale, medica, genetica e psicologica, fondamentale è stata l’introduzione dell’esame del dna per il raffronto del corredo genetico tra le nonne e i nipoti. Le Abuelas agiscono in campo nazionale e internazionale nella promozione di norme e azioni volte alla protezione dell’infanzia.
Nel 2008 l’associazione delle “Abuelas de Plaza de Mayo” ottenne la nomina al Premio Nobel per la Pace.
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