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“1893. L’inchiesta”. Di Nella Condorelli. Un film  e una doppia  inchiesta nel 120.mo anniversario dei Fasci Siciliani dei Lavoratori

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Scritto e diretto da Nella Condorelli, musiche originali di Massimo Zamboni, voci narranti Francesco Foti, Enrica Rosso, Alessandra Costanzo, con la partecipazione di Federico Price Bruno e del mulo Giovanni, fotografia Vincenzo Condorelli AIC, animazioni Nico Bonomolo, montaggio Maria Cristina Sansone e Giuseppe Pietro Tornatore.

In uscita a settembre, con l’anteprima a Palermo, il docufilm “1893. L’inchiesta”, viaggio cinematografico in una pagina dimenticata della storia italiana del XIX.mo secolo: la protesta del movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori. Realizzato con la collaborazione del Mibac – Mise – Assessorato al Turismo Sport Spettacolo Regione Siciliana – Sensi Contemporanei – Sicilia Film Commission, il film è tratto dall’inchiesta realizzata in Sicilia nell’ottobre del 1893 dal giornalista veneto Adolfo Rossi, all’epoca inviato di punta del quotidiano romano La Tribuna: un viaggio e un’inchiesta straordinari, con qualche sorpresa per la comprensione dei fatti di oggi.

Il progetto  sarà presentato a Venezia, il prossimo 2 settembre, con il patrocinio della Regione Veneto, nell’ambito della 71.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2014.
Alla presentazione, che si terrà alle 14,30 all’Hotel Excelsior – Spazio Regione Veneto, interverranno insieme all’autrice Nella Condorelli, Luigi Contegiacomo direttore dell’Archivio di Stato di Rovigo, Laura Delli Colli presidente SGCI- Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani, Michela Stancheris, assessore al Turismo Sport Spettacolo della Regione Siciliana.

 

IL PROGETTO

Riporta alla luce l’inchiesta condotta in Sicilia nel 1893 da un giornalista veneto, Adolfo Rossi, che nell’ottobre di quell’anno – unico tra tutti i colleghi del Paese – decise di percorrere l’Isola, girando quasi sempre a dorso di mulo, per descrivere l’agitazione promossa daiFasci Siciliani dei Lavoratori, un movimento popolare organizzato “composto da contadini, braccianti, operai delle miniere, mai visto prima in Italia.”.

Basato sulle sue corrispondenze, il progetto racconta contemporaneamente una grande pagina di Storia dimenticata – le rivendicazioni popolari siciliane per la giustizia sociale che, tra il 1891 ed il 1894, scossero l’opinione pubblica italiana ed europea – ed una grande inchiesta giornalistica ed il suo autore, anch’essi ingiustamente dimenticati. Recuperata solo nel 1956 da Marcello Cimino per le edizioni La Zisa, citata anche ne La corda pazza di Leonardo Sciascia,l’inchiesta di Rossi è considerata dalla storiografia internazionale un fondamentale contributo alla ricerca storica sui movimenti sociali di fine Ottocento, ed il movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori il secondo dell’800 europeo, dopo alla Comune di Parigi, per importanza e numero di partecipanti.

ADOLFO ROSSI

Celebrato dai suoi contemporanei come il miglior “redattore viaggiante” dell’epoca per il  linguaggio innovativo basato sulla descrizione dei fatti, Rossi è stato anche il primo giornalista italiano ad utilizzare il telegrafo per inviare alla redazione articoli lunghi in tempo reale, aprendo la strada alla possibilità di approfondire le notizie da luoghi lontani.

La sua inchiesta nella “remota regione di Sicilia” apparve nei giorni dello stesso viaggio sul quotidiano romano La Tribuna, provocando furiose reazioni in Parlamento, nei circoli borghesi, tra i latifondisti e i capitalisti siciliani e no, e pure a Corte, ma ne moltiplicò le vendite facendo balzare il giornale al primo posto tra i quotidiani nazionali. Cosa non meno significativa, provocò anche una feroce polemica a distanza con il quotidiano milanese Il Corriere della Sera che, ignorando i risultati dell’inchiesta di Rossi, per tutto il 1893 continuerà ambiguamente a definire “un mistero” la lotta dei laceri e affamati contadini siciliani.
Intervistato al proposito da un collega del giornale francese Le Petit Parisién, il giornalista, uomo del nord e liberale, commenterà seccamente: “Per me, i miei articoli non avevano altro pregio che quello dell’onestà.  Ho scritto ciò che ho visto, senza pregiudizi, senza censure.”.

Adolfo Rossi è stato anche il primo giornalista italiano a dare alle stampe le sue inchieste ripubblicandole in libretti veloci e scarni, una sorta di antenati degli instant book.

L’agitazione in Sicilia. Inchiesta sul movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori” è il suo terzo libro-inchiesta, preceduto da “Un italiano in America”, e “Nel paese del Dollari”, basati sulle sue esperienze di immigrato negli Stati Uniti, alla metà degli Anni Ottanta dell’Ottocento.

IL DOCUMENTARIO

Un affresco corale nel contesto del passaggio da un’epoca all’altra: la fine dell’Ottocento e l’avvento della società capitalista, la questione sociale e le lotte contro lo sfruttamento del lavoro, le speranze di riscatto dei laceri contadini siciliani dalla schiavitù del feudo, e insieme la prima grande crisi economica europea, la miseria, la disoccupazione, gli scandali e la turbolenta vita politica e parlamentare del Regno d’Italia.

Siamo nell’ottobre del 1893. I giornali del continente cominciano a pubblicare dispacci di polizia sull’agitazione promossa nei latifondi siciliani dal movimento dei Fasci dei Lavoratori, che il Governo considera “un affare di ordine pubblico”. A Caltavuturo, il 20 gennaio, le truppe regie hanno sparato su un corteo di contadini che occupava le terre demaniali, facendo 11 vittime.

Adolfo Rossi, redattore viaggiante per il quotidiano romano La Tribuna, decide di intraprendere un viaggio “controcorrente” nell’Isola, per descrivere  in diretta “cosa sta succedendo veramente in quella nostra sconosciuta provincia.”. Girando perlopiù a dorso di mulo “sino ai più remoti paeselli di terra e di montagna”,  Rossi va incontro ai Fasci, visita le sedi, raccoglie le voci di contadini, zolfatari, jurnatari, capi e semplici soci del movimento, chiede e ottiene riposte, incalza anche proprietari e preti, prefetti e ufficiali… A sorprenderlo e affascinarlo sono soprattutto le donne, il cuore del movimento. Le descrive in prima fila nelle dimostrazioni, sprezzanti delle baionette e della morte, “libere di uscire di casa, sole, anche di sera, parlano in pubblico come vere oratrici”, chiedono terra, pane e lavoro per sé e per i figli. “Non immaginavo di trovare rozze contadine esprimersi con tale proprietà”, sottolinea in una corrispondenza del 16 ottobre 1893 da Piana degli Albanesi.

Il documentario di Nella Condorelli, con le musiche originali di Massimo Zamboni, ripercorre il viaggio di Rossi “a dorso di mulo” negli straordinari scenari naturali del centro dell’isola, con Federico Price Bruno e il suo mulo Giovanni, per la fotografia di Vincenzo Condorelli (AIC), mentre le tavole animate di Nico Bonomolo reinterpretano ambienti e incontri descritti dal giornalista.
La storia rivive nei luoghi anche attraverso la partecipazione corale della gente coinvolta nella sceneggiatura, donne, uomini, ragazzi, bambini…

Parallelamente e proprio grazie alle informazioni contenute nell’inchiesta di Rossi si sviluppa l‘inchiesta dell’autrice – affidata all’interpretazione di Francesco Foti, Enrica Rosso, Alessandra Costanzo – che ricostruisce il contesto sociale e politico in cui si mosse la vicenda dei Fasci Siciliani, con sorprese che ne illuminano il senso e ricadono sull’attualità. Montaggio di Maria Cristina Sansone e Giuseppe Pietro Tornatore.

Riconoscere nel presente i segni, rovesciare il silenzio. Il luogo comune che vuole la gente di Sicilia sempre a testa china. Le due inchieste si fondono in una sola testimonianza che percorre il Novecento e il tempo odierno.
La parola del passato rivive con il cinema del reale che la consegna ad una nuova universalità, trascinando nel presente riconoscibile l’azione delle migliaia di siciliani e siciliane – contadini e contadine affamati tenuti come schiavi nei latifondi, zolfatari schiavi nelle miniere, miseri proletari urbani schiavi dei partiti municipali – che tra il 1891 ed il 1894, nonostante le baionette regie, i campieri mafiosi e la morte, fecero proprie le nascenti idee di riscatto sociale, dando vita nella regione più arretrata del Paese al primo movimento italiano organizzato contro lo sfruttamento del lavoro, ed alla prima ribellione popolare antimafiosa dell’Italia moderna e contemporanea.

1893. L’INCHIESTA, 68′                                                                                    

1893. L’INCHIESTA è una produzioneFactory Film con la collaborazione del MIBAC – MISE –   Regione Siciliana Assessorato al Turismo Sport Spettacolo – Programma Sensi Contemporanei –  Sicilia Film Commission, il patrocinio della Regione Veneto, con la collaborazione dell’ Archivio di Stato di Rovigo, con il patrocinio dell’ Associazione Casa Memoria  Felicia e Peppino Impastato, con il sostegno dei Comuni di Palermo, Caltavuturo, Canicattì, Casteltermini, Corleone, Forza D’Agrò, Lercara Friddi, Marineo, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Villafrati.

CREDITI

Soggetto e regia  NELLA CONDORELLI
Musiche originali MASSIMO ZAMBONI
In studio e voci off FRANCESCO FOTI, ENRICA ROSSO, ALESSANDRA COSTANZO, VALERIA LO BUE
con la partecipazione FEDERICO PRICE BRUNO E IL MULO GIOVANNI
Tavole animate NICO BONOMOLO
Fotografia VINCENZO CONDORELLI (AIC)
Montaggio MARIA CRISTINA SANSONE, GIUSEPPE PIETRO TORNATORE
Direttore di produzione ROSARIO CALANNI MACCHIO
Fonico di presa diretta  GABRIELE DI MAIO
Montaggio del suono PIERO ANTOLINI

Consulenza storia movimento contadino siciliano  GIUSEPPE ODDO

Aiuto Operatore  ROSOLINO PRINZIVALLI
Effetti speciali DANIELE PELLEGRINI
Segretaria di edizione IDA PANZERA

Assistente regia MATTEO RAIMOINDI

Runner GIOVANNI SEVERINO
Canti della tradizione PAOLO ZARCONE
Ufficio stampa GIOVANNELLA BRANCATO

e inoltre: Insegnanti, studenti e studentesse III Media Istituto G. Oddo Caltavuturo – Direzione didattica, Insegnanti, scolari II classe Scuola  Elementare De Cosmi Casteltermini – Insegnante e Coro dei Bambini di Bagheria – Le giovani e i giovani di Piana degli Albanesi – gli ultimi Mulattieri di Sicilia  –  gli ultimi Zolfatari di Sicilia – i Pastori di Portella della Ginestra –  Biblioteche locali, la LIPU, associazioni culturali, il Corpo Forestale di Palermo/Ficuzza, gli Gnurì di Palermo, i Cavallari di Baucina, Palazzo Adriano, Canicattì, Bronte, e tutti e tutte coloro che nei Paesi e sulla strada hanno affettuosamente partecipato e collaborato alla realizzazione del documentario.

Archivio Fotografico: ARCHIVIO DI STATO DI ROVIGOBIBLIOTECA ALESSANDRINA, Roma –  BIBLIOTECA CENTRALE REGIONE SICILIANA, Palermo – GETTY IMAGES, Londra.

L’Autrice ringrazia inoltre Nicolò Sangiorgio per la preziosa, storica testimonianza orale della strage di Lercara Friddi del 25 dicembre 1893, e Mario Andriotto, Rovigo, Nicola Grana, Palazzo Adriano, Dino Paternostro, Corleone, Francesco Petrotta, Piana degli Albanesi, Illuminata Profeta, Palazzo Adriano, Salvatore Pulizzotto, Marineo, per i materiali  e l’archivio messi generosamente a disposizione del lavoro.


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