Il moderato Abu Mazen non controlla l’intransigente Hamas. Hamas non controlla i missili delle brigate Ezzedin al-Qassan. I civili palestinesi non controllano i brigatisti che fanno partire i lanci dal tetto delle loro case, utilizzandoli come scudi umani.
Questo caos nel governo palestinese è la causa del fallimento della proposta di tregua per la crisi di Gaza, che offre ai falchi israeliani un’autostrada per invaderla. L’operazione di terra dei carri con la stella di Davide farà altri morti, ma soprattutto provocherà quello che gli estremisti palestinesi si aspettano: tanto sangue per ricompattare il fronte anti-israeliano ed isolare i dialoganti, di qua e di là dalla Striscia.
Israele, se il suo governo fosse lungimirante, dovrebbe utilizzare la tecnologia che gli consente di neutralizzare la pioggia di missili e adottare una tregua unilaterale per delegittimare l’ala militare di Hamas, ma c’è il primo morto israeliano e Netanyahu non ha nessuna intenzione di sentirsi scavalcato a destra dagli interventisti. A rimanere schiacciati tra l’incudine della voglia di califfato e il martello delle bombe di Israele saranno come sempre i civili palestinesi, rinchiusi da sempre nel ghetto di Gaza, esasperati dagli stenti e strumentalizzati da tutti.
Chiunque sia l’Alto Rappresentante per la politica estera della UE, deve dedicare il massimo sforzo per fermare la strage di donne e bambini che si appresta. Israele e Palestina da soli non ce la fanno. Gli Usa si sono disimpegnati da tempo. O entra in campo l’Europa con convinzione o l’incendio di Gaza si estenderà.
E ustionerà le nostre coscienze.
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