La riforma del Senato è proprio difficile in questo momento, ma forse comunque quando la si voglia far. Non è difficile comprendere il perché. Basta pensare al fatto che dalla Costituzione repubblicana sono passati ormai molti decenni e non è facile rinunciare a un bicameralismo perfetto come quello che c’è stato fino ad oggi da parte di forze politiche rette da un capo carismatico che non accetta né dall’una né dall’altra parte dissensi od obiezioni interne. Così succede che nel difficile gioco a tre che da qualche mese regola la politica italiana i dissensi emergano sempre di più.
Nel Partito democratico una parte minoritaria ma significativa chiede modifiche sostanziali alla legge anche se ripete(lo ha detto Gianni Cuperlo) che “una legge che favorisca la maggioranza per governare è ragionevole ma non al costo di escludere dal parlamento chi raccoglie tre o quattro milioni di voti.” E al segretario-presidente del Consiglio ricorda che un mese fa con le preferenze è stato eletto il parlamento europeo.
Aggiunge (e chi scrive è d’accordo con lui)che la via migliore sono i collegi uninominali e magari le primarie per scegliere i candidati. Inoltre chiede un miglioramento della legge su tre aspetti: le soglie di accesso, le liste bloccate e l’equilibrio di genere. A sua volta, il vicepresidente della Camera Luigi di Maio che ha guidato la delegazione dei Cinque Stelle nel precedente incontro con i Democratici, tiene duro e vuol continuare a farlo su due punti fondamentali: l’elettività del Senato e l’immunità presente nel progetto del PD.
Inoltre è favorevole a un giudizio preventivo della Corte Costituzionale sulla legittimità delle norme.
A sua volta il senatore campano di Forza Italia non accetta a sua volta la composizione così come è descritta nel progetto Renzi-Boschi e propone che un terzo del nuovo Senato sia composto dai delegati regionali e gli altri due terzi siano eletti dai cittadini. Altero Matteoli,ex ministro ,si preoccupa e chiede una riunione preventiva dei parlamentari di Forza Italia prima del voto ma forse non si accorge che il suo Capo non ha mai accettato procedure così democratiche.
Per finire, l’attuale ministro degli Interni Alfano chiede che la soglia per la maggioranza sia alzata al 40 per cento, ancora che le diverse soglie di sbarramento vanno armonizzate e razionalizzate. E che in una coalizione il premio vada soltanto a un partito visto che la somma dei voti è guadagnata da tutte le forze politiche che formano la coalizione. Insomma a guardar bene non sarà facile per il pur rapido capo del governo trovare una soluzione che consenta di approvare la prima volta la legge prima delle prossime vacanze estive. E allora che cosa fare?
Difficile dar consiglio a chiunque e tanto più ai populisti che nel nostro attuale sistema abbondano. Ma sarà forse il caso di pensarci ancora un poco per non passare da un “bicameralismo perfetto” come veniva definito il nostro vecchio a un pasticcio poco comprensibile. O sbaglio?