Dalla Grecia la presidenza d’Europa passa all’Italia. Il periodo è “invitante” e per il parlamento Eu appena insediatosi e per l’italico premier, in tutta la sua effervescenza, che presiederà il prossimo semestre. Lo Renzi il munifico con vulcanica esposizione delle idee ha sfoderato speranzoso ottimismo. Ricevendo il testimone da Atene, desidera fare prevalere la straordinaria magnificenza umana, storica, artistica delle due Terre piuttosto di restare ancora aggrappati allo spread che ci ha bloccati, mentre tutto il resto del mondo era in movimento, impedendoci di crescere «…perché è molto forte nel nostro corpo la ferita della crisi».
Se anche solo una parte di tale incoraggiante creatività si concretizzerà nei fatti, l’Europa potrebbe uscire da quel selfie che, secondo Renzi, oggi ritrae un’Europa composta da Stati membri stanchi, stufi, rassegnati. In sintesi: l’inno alla noia.
«La nuova generazione europea ha il dovere di riscoprirsi Telemaco per meritarsi l’eredità dei padri e ritrovare così l’anima dell’Europa…».
Renzi, novello Odisseo, ha in pratica intonato a cappella l’inno alla gioia (e l’Ukip gli ha manco mostrato le terga). A questo punto ci resta solo di sperare d’avere più gioia e meno cappelle.