Quest’anno non riesco a “staccare”.
A mettere una sana distanza di riposo tra me e il quotidiano, per ricaricare le batterie.
Ogni tg mi riporta ai migranti morti in mare, annegati nell’acqua o nei gas delle stive motori dei barconi; ai civili palestinesi chiusi a Gaza come carne in scatola sminuzzata dalle bombe israeliane; ai civili israeliani, terrorizzati dalle sirene; agli inermi passeggeri di un volo civile risucchiato in un vuoto di lucidità fino allo schianto.
Poi vedo l’Onu che annaspa. L’Europa che non c’è. Gli Usa che accusano. La Russia che respinge.
Vorrei andare in ferie, pensare ad altro, ma c’è la globalizzazione del dolore.
Ho bisogno di sentire la compagnia della solitudine.
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