Fabio Evangelisti
Inizia, con questo 1 luglio il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. Un’occasione da non perdere, pare, visto che questo onore ci toccherà di nuovo soltanto fra 14 anni. Il che – nella complessa e complicata architettura istituzionale che ruota fra Strasburgo e Bruxelles, dove in pochi sanno distinguere fra Commissione europea e Consiglio Europeo – permette a tanti giornali e alla gran parte delle tv nostrane di titolare che Matteo Renzi è ora pronto a “cambiar verso” all’Europa.
Magari! Verrebbe da dire…
La realtà è però un tantino diversa, perché dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (2010) i poteri di questa figura di ‘Chairman’ sono ormai ridotti a poco più che compiti di rappresentanza. Tanto che verrebbe da chiedere, a partire da molti nostri parlamentari: qualcuno sa chi è il presidente di turno uscente? Oppure sa chi verrà subito dopo, a partire dal 1 gennaio 2015?
Il che, ovviamente, nulla toglie in termini di prestigio e di opportunità ad un grande comunicatore qual è il Premier Renzi di sfruttare il semestre per indicare una direzione di marcia e sottolineare le sfide più urgenti che stanno di fronte al Vecchio Continente. Certo che se l’incipit dell’agenda proposta al Parlamento europeo parte con “L’Europa è il luogo della speranza” siamo dinnanzi più ad una narrazione vendoliana che di fronte alla concretezza dell’uomo “del fare”.
Tuttavia attendiamo fiduciosi. Con la necessaria consapevolezza, però, che – fra tempi di rodaggio del Parlamento eletto lo scorso 25 Maggio (costituzione dei gruppi, nomina del presidente e dell’ufficio di presidenza, programmazione dei lavori, ecc. ) e imminente arrivo del Generale Agosto – il calendario istituzionale del 2014 pone al semestre italiano di presidenza una serie di vincoli e di condizionamenti oggettivi. Insomma, la fase iniziale della legislatura “condizionerà la tempistica dei lavori”, in quanto restringerà significativamente i mesi “operativi” al periodo tra la metà di settembre e la metà di dicembre, ovvero meno di 100 giorni effettivi che il Premier Renzi passerà tra un vertice e un incontro bilaterale a turno con i capi di stato e di governo dei Paesi partner. Incontri in cui si dovrà anche trovare la quadra per le sostituzioni di Presidente del Consiglio Europeo (il mandato del belga Herman Van Rompuy giunge a scadenza il prossimo 30 novembre, Presidente della Commissione Europea (Jean-Claude Juncker dal Lussemburgo è già stato designato al posto del portoghese José Manuel Barroso) e Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (per cui si fa il nome della ministra Federica Mogherini al posto dell’inglese Catherine Ashton).
Diciamolo: un cambiamento di verso alle politiche di rigore e rilancio economico dell’Italia e dell’Europa non può certo venire da questo semestre. Chi alimenta tali aspettative finisce per far danno allo stesso Presidente del Consiglio. A proposito: il primo semestre 2014 è stato presieduto dalla Grecia. Qualcuno se n’è accorto? Il semestre successivo, dal 1 gennaio 2015, toccherà alla Lettonia. Ma davvero qualcuno pensa che la Germania e la Merkel possano affidare a queste presidenze di turno la soluzione dei problemi?
Auguri, comunque! A Matteo Renzi e a tutti gli italiani.