Uno degli scandali più odiosi di questo paese è stato (ma continua a essere) quello del sangue infetto: 80mila (ottantamila!) vittime, persone morte per le conseguenze derivate dalla commercializzazione dei cosiddetti farmaci emoderivati. Gli imputati per omicidio colposo plurimo sono una decina; si tratta di ex amministratori di case farmaceutiche italiane, accusati di aver consentito l’uso di sangue prelevato da persone a rischio, in un periodo in cui non esistevano ancora test specifici contro Aids e epatiti B e C. Si stima appunto che, negli ultimi 25 anni, circa 80mila pazienti siano deceduti per conseguenze legate all’uso di emoderivati che sarebbero stati prodotti con sacche di sangue infetto.
Ci sono stati dei risarcimenti, ammesso che una vita e la salute irrimediabilmente compromessa possa in qualche modo essere risarcita da una somma di denaro? Sì: 700 (settecento!) persone hanno ottenuto risarcimento. Altre 5mila sono in attesa di giustizia, e si sono dovute costituire parte civile. Tra gli imputati figura Duilio Poggiolini. Ricordate? Era l’ex direttore generale del servizio farmaceutico del ministero della Sanità, a suo tempo lo soprannominarono “il Re Mida della Sanità”. Quando gli perquisirono casa, accusato di aver favorito l’ingresso di alcuni farmaci nel prontuario sanitario in cambio di tangenti, gli trovarono tanto di quel denaro, gioielli e oggetti preziosi, che furono necessarie dodici ore per catalogarli tutti: tesori “custoditi” in armadi, all’interno di divani, materassi e pouf. Secondo l’accusa, Poggiolini, nel firmare una moratoria avrebbe consentito l’utilizzo di sacche risultato infetto nonostante una prescrizione dell’Unione Europea a non adoperarle; con quella firma e quella moratoria si sarebbe favorita la diffusione di patologie rivelatesi poi letali. A causa di un difetto di notifica per Poggiolini si dovrà celebrare una nuova udienza preliminare. Quando non si sa bene.