Per gli elettori sempre meno coinvolti – vedi liste bloccate, Senato non elettivo – c’è un piccolo raggio di sole nell’ipotesi di riforma del referendum abrogativo (art. 75 Costituzione). Finalmente il quorum da raggiungere non sarà più calcolato sugli “aventi diritto” – con la zavorra degli astenuti posta a carico dei proponenti – ma riferito alla metà più uno degli elettori partecipanti alle ultime elezioni politiche. Il che rende ragionevole anche l’innalzamento delle firme richieste da mezzo milione a 800 mila.
Ma manca un aggiornamento fondamentale: l’acquisizione delle firme:anche on line.
Una modalità possibile e sicura, già sperimentata in Europa, per le “Iniziative di Cittadinanza Europea” (ICE), grazie a dei programmi informatici a prova di manomissione. Non è un dettaglio secondario, perché la firma digitale in politica è la nuova frontiera della partecipazione democratica. E una Costituzione non si cambia ogni anno.
Inoltre, firmare un referendum dal computer di casa sarebbe anche un prezioso antidoto all’astensionismo “da allontanamento”, che affligge un numero sempre maggiore di cittadini..
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