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Rai: Floris, Crozza, “Ambiente Italia”… E’ grave l’indebolimento della missione di servizio pubblico

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Il trasferimento di Giovanni Floris, e di Maurizio Crozza, da Rai3 a La7 conferma in pieno alcune cose: a) la Rai è comunque una azienda che deve potere e sapere stare sul mercato se vuole competere; b) non è più la sola, da tempo, a realizzare trasmissioni di servizio pubblico, talk-show politici in specie; c) non è un caso che a lasciare la Rai sia un conduttore – sul quale Rai3 aveva anni fa investito molto (quindi una perdita secca) – e che ha contestato nelle cifre la politica del premier Renzi.

Questi mi paiono dati oggettivi. Continuando di questo passo, la Rai si impoverirà sempre più, invecchiando e assistendo all’invecchiamento dei suo pubblico più affezionato. Corrono altre voci allarmanti: per esempio che venga ridimensionata o addirittura taglia un’altra trasmissione di servizio pubblico – questa con un pubblico giovanile importante perché ha sempre trattato questioni che coinvolgono molti giovani – e cioè “Ambiente Italia” dove compaiono alcune delle ultime inchieste pungenti sui grandi temi dell’ambiente, del paesaggio, della difesa del suolo, dell’abusivismo, ecc. Già è stata declassata dal primo pomeriggio alla tarda mattinata del sabato, ora pare che rientri nelle “economie” rese necessarie dal contributo di 150 milioni di euro imposto dal governo. Decisione quest’ultima resa possibile dal perdurare in vigore della legge Gasparri che a suo tempo favorì in vari modi Berlusconi e Mediaset e vincolò al governo e al Tesoro in modo diretto l’azienda di viale Mazzini. Più di quanto non fosse mai successo. Voglio qui ricordare che la legge n. 206 del giugno ’93 – che varò il consiglio dei “professori”, presidente Demattè – prevedeva che spettasse ai presidenti delle due Camere nominare i 5 membri del CdA (presidente incluso). Sarebbe bastato aggiungere ai presidenti della Camera e del Senato quello della Repubblica e si sarebbe già meglio difesa l’autonomia della Rai. Al contrario la legge Gasparri smantellò anche quelle difese istituzionali facendo del Tesoro e quindi del premier l’azionista vero della emittente pubblica. E così stanno tuttora le cose, nonostante i ripetuti proclami “fuori i partiti dalla Rai!” E il governo dove lo mettiamo? Il governo Renzi ha potuto pretendere in forza della Gasparri 150 milioni da una azienda esposta alle difficoltà della concorrenza e ad una crisi pluriennale  della raccolta pubblicitaria, negando nel contempo anche il più piccolo ritocco del canone e non facendo nulla per combattere l’evasione del canone stesso ormai oltre il 30%, mentre in Germania Angela Merkel ha varato misure restrittive che hanno ridotto una evasione già modesta (5 %) all’1 % appena.

Tornando un attimo alle trasmissioni ambientali o che comunque hanno connessioni con ambiente e paesaggio vorrei osservare che: 1) rispetto all’inizio degli anni ’10 del secolo si è verificata una secca riduzione degli spazi e delle trasmissioni di questo tenore o il loro declassamento ad orari per casalinghe e pensionati (è stato così anche per Bellitalia per anni fiore all’occhiello della Rai), poi, si dice, i giovani le vedono sul web (quelle che restano), ma non abbiamo certezze; 2) negli stessi Tg gli spazi dedicati a questi temi o non vengono trattati o lo sono in chiave “emozionale”, cioè soltanto quando sopravviene il disastro, l’alluvione, la frana, la contaminazione cancerogena delle acque o dei terreni, ecc., per giunta raccontati da giornalisti ben lontani (salvo poche eccezioni) dal livello specialistico di un tempo. Dopo le tante inchieste dedicate da Ambiente Italia o da Report ai disastri provocati dai parchi eolici, dove spesso si è infilata la malavita lucrando i ricchi contributi e poi dandosi alla fuga (anche perché mediamente in Italia di vento non ce n’è abbastanza, tranne qualche zona limitata), si assiste a servizi che sono “santini” il cui l’eolico, avversato o criticato in modo argomentato da tutte le associazioni ambientaliste (tranne Legambiente), viene presentato in modo idilliaco come la soluzione di tutti i problemi…Ma questo oggettivo indebolimento della missione di servizio pubblico è grave perché toglie molte carte di mano a chi sostiene la necessità di un canone forte per ridare alla Rai autonomia e identità.


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