Finalmente le armi tacciono.
Ma non le urla dei feriti e il pianto dei sopravvissuti per i morti.
Non abbiamo più parole nuove per chiedere la pace.
Ma non ci rassegniamo all’orrore di Gaza.
Vi scongiuriamo – pensando alle salme di bambini, ragazze, madri,
vecchi – alle macchie di sangue sull’asfalto – ai sandali persi tra
le macerie – al tremore dei bambini per le bombe – di estendere questa
tregua.