BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Quante bugie allo specchio. Caffè del 24

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“Paralisi Senato, rischio di rinvio a settembre”, Repubblica. “Aula quasi bloccata – scrive il Corriere della Sera – il Pd contro Grasso, che sale al Colle: gli scherzati non ci fermano. Discusse 3 modifiche su 7.850. Napolitano: no alla paralisi”. Anche la Stampa: “Stallo riforme. Pd contro Grasso: il Colle, la paralisi grave danno”. Secondo il Giornale “Governo in bilico. Pd appeso a Berlusconi”. Per il Fatto: “Napolitano fuori controllo. Commissaria Senato e CSM”. (Al CSM il Presidente ha chiesto di rinviare la nomina del procuratore di Palermo).

Quel che è successo, l’ho già raccontato ieri sera, sotto il titolo “Un pomeriggio in Senato”. Grasso ha concesso il voto segreto, secondo prassi e regolamento, solo per quegli emendamenti che trattano di “minoranze linguistiche” e toccano temi strettamente connessi con le “libertà fondamentali della persona”. A Zanda la cosa è andata storta. Perché? Perché da mesi il Presidente dei senatori Pd rassicura Renzi e il governo sull’iter della riforma: ha sostenuto che il dissenso nel partito era trascurabile, che la maggioranza di governo era compatta (è invece scoppiato il caso Mauro), che dopo le due esclusioni (Mauro e Mineo) la Commissione aveva trovato una larghissima condivisione. Lo spettacolo che l’aula restituisce è invece diverso, e Renzi ne chiede conto e ragione. Di qui la lite Pd – Grasso.

Senza precedenti! non si era mai visto un senatore o un deputato “democratico” chiedere al Presidente di violentare prassi consolidate e regolamenti. Napolitano lo sa, ma è preoccupato. Teme che Renzi, forte del 40,8%  e conscio che non c’è un euro in cassa e che le riforme (quelle vere, PA, Lavoro, Fisco, Giustizia) stentano a decollare, gli chieda di sciogliere le Camera, usando il Senato come casus belli . Dunque Napolitano interviene su Grasso, chiede a Vendola di ritirare gli emendamenti, tace su altri spropositi.

E Renzi? Frustrato, davanti allo specchio delle sue brame, cioè ai suoi ormai famosi retroscenisti, perde ogni freno inibitorio, “Se fosse stato per me avrei abolito sia il Senato che le regioni”. Matteo, che dici? Se avessi chiesto di abolire il Senato (salvando indipendenza e  ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale) avresti trovato un alleato nella pattuglia dei “dissidenti”. Lo sai, vero, che Vannino Chiti da tempo aveva proposto un sistema mono camerale? Invece il tuo progetto mantiene il bicameralismo ma lo rende grottesco, con 100 senatori nominati (proprio dai partiti regionali, il cui ruolo dici che avresti voluto ridurre) e una camera di 630 deputati (alla faccia dei tagli e della semplificazione).

Secondo delirio, sempre contro di noi. La lingua batte dove il dente duole. (Ma non lo capisci che insistendo così tanto è come se ammettessi di aver torto?).  “A quelli non interessa niente dell’elettività, a loro interessa solo dell’identità, perché non mi risulta che Mineo, Minzolini, Mucchetti o Chiti abbiano mai preso un voto in vita loro”. E ancora: “Io questa riforma la voglio sul serio e non posso mettermi a trattare con chi fa dell’identità di senatore”. Matteo, Matteo! È una verità rovesciata quella che racconti.  Ti fa andare in bestia il fatto che tu non possa comprarci con una candidatura, che noi si possa serenamente finire qua la corsa. Come ha detto in aula Corsini: Ho combattuto la buona battaglia, sono arrivato alla fine della corsa, non ho perduto la fede”.

Quanto ai voti presi, ricordi l’infortunio in cui cadde Piero Fassino, quando sfidò Grillo a conquistarsi un consenso? Da parte nostra, accettiamo la prova del bianco. Dacci una legge elettorale davvero diversa dalla “porcata” incostituzionale che la Consulta ha bocciato. Una legge con i collegi uninominali e senza listini. Oppure una con le preferenze. Come dicevo non ci teniamo a fare ancora i senatori né i deputati, ma se vuoi la sfida, vediamo se i cittadini scelgono chi ti dice sì o certi “dissidenti”,

Mi scusi il lettore, ma rispondere a Renzi è anzitutto nell’interesse di Renzi. Il solipsismo, il delirio di onnipotenza alimentato da opportunisti e laudatori, può diventare, infatti, un pericolo maggiore per un giovane e brillante leader, con più istinto che sapienza. Perciò gli consiglio la lettura di Piero Ignazi su Repubblica: “Il presidente del Consiglio ritiene che l’approvazione del pacchetto Boschi dia il segnale della sua capacità di smuovere questo Paese, di sbloccarlo. Però, l’enfasi che il governo pone su questo provvedimento è inversamente proporzionale sia all’interesse dell’opinione pubblica che agli effetti “immediati” sulla vita delle istituzioni e dei privati cittadini. È probabile, allora, che l’immagine di fattività riformatrice rimanga confinata in settori informati e partecipi dell’opinione pubbliche, e non arrivi oltre. In sostanza, al di là di ogni giudizio sulla riforma in sé, l’impatto della modifica del Senato sullo stato d’animo degli italiani sarà modesto. Perché le priorità dei cittadini sono altrove.”

Da corradinomineo.it


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