Mentre il processo palermitano sulla trattativa fa passi avanti e Salvatore Riina si lascia andare a continue dichiarazioni in carcere, raccontando dei suoi rapporti con Provenzano, che l’aveva sostituito ai vertici di Cosa Nostra dopo il suo arresto nel gennaio del 1993, emergono altri particolari su quel tormentato periodo e sui comportamenti di altri uomini dello Stato coinvolti negli attentati che in quel biennio si succedono giacché dopo le sue grandi stragi di mafia-Capaci e via d’Amelio -che avevano caratterizzato a Palermo il primo dei due anni-si verificano gli attentati a Roma, Firenze e Milano che provocano un allarme ancora maggiore nell’opinione pubblica nazionale.
Tra l’altro ora si precisa che, per ammissione di Mori e di De Donno, gli incontri con l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino sarebbero continuati fino al 18 ottobre 1992. L’avvio del “dialogo” aveva convinto Cosa Nostra a ritenere che si fosse una disponibilità, da parte delle istituzioni repubblicane, a scendere a patti. Cosa Nostra aveva presentato un lungo elenco di richieste e ora si può parlare-come peraltro aveva dovuto ammettere anche il Presidente della Commissione parlamentare nel gennaio 2013, senatore Pisanu- di due papelli: 1) il primo conteneva una lunga lista di richieste volte sostanzialmente alla eliminazione dei principali strumenti di lotta contro la mafia; 2) il secondo era una versione edulcorata del primo, opera di Vito Ciancimino con il quale, in particolare, si chiedeva l’abolizione della legge sui collaboratori di giusti zia, la chiusura dei penitenziari dell’Asinara e di Pianosa, l’abolizione dell’ergastolo e quella del regime penitenziario del carcere duro. Che proprio tra il ’92 e il ’93 la strategia terroristica di Cosa Nostra è stato più volte accertato e la relazione del senatore Pisanu del gennaio 2013 riporta l’accenno a una conversazione tra Riina, Brusca, Gioè e Bellini nella quale questo ultimo avrebbe detto testualmente:”Ucciso un giudice, questi viene sostituito, ucciso un poliziotto avviene la stessa cosa ,ma distrutta la Torre di Pisa viene distrutta una cosa insostituibile con danni incalcolabili per lo Stato.” Le indagini hanno peraltro accertato successivamente che le tre stragi del ’93 non lasciavano dubbi sulla identica matrice e con ogni probabilità sono state programmate od organizzate molto prima della fine di luglio in cui vennero attuate.
Di fronte a quello che è accaduto negli anni successivi e ai ormai numerosi arresti che sono seguiti e hanno portato in carcere potremmo dire tutto il Gotha di Cosa Nostra resta il fatto indubbio che quello che è succeduto a Provenzano ai vertici della famiglia mafiosa siciliana, cioè Matteo Messina Denaro continua ad essere uccel di bosco e, quantunque secondo un ritmo ormai periodico, si succedano gli annunci sulla sua imminente cattura, il capo mafia continua a nascondersi con successo. Possiamo dire perciò che Cosa Nostra stia male ? Assolutamente no, viste le imprese mirate che si succedono e che eliminano, quando è necessario, vecchi e nuovi nemici di Cosa Nostra. Potremmo semmai osservare che magistrati e forze dell’ordine sono stati lasciati soli nella repressione di un fenomeno non soltanto secolare ma forte e diffuso in tutto il Paese, finanziariamente potente e politicamente legato con i soliti agganci a settori importanti della società italiana.