Domani, 29 luglio 2014, sarà un anno da quando padre Paolo Dall’Oglio è stato inghiottito nelle tenebre della notte siriana. Gesuita, romano di 59 anni, era stato espulso dal regime siriano dopo 30 anni di atività al servizio del dialogo inter-religioso. Poi era rientrato una prima volta, per raccogliersi in preghiera sulle rive dell’Oronte, sulle dimenticate fosse comuni di tantissimi siriani, scacciati dalla “strategica pianura” dalle milizie alleate del regime. Quindi, in quel luglio, era rientrato nuovamente in quello sventurato paese per una missione umanitaria, interrotta quasi subito dal sequestro, attribuito ai terroristi dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, allora poco noti, ora non più, dopo la loro conquista dell’irachena Mosul, da dove hanno scacciato tutti la popolazione di fede cristiana.
Padre Paolo era tra i pochi ad aver capito che la pulizia etnica ferocemente avviata in Siria dalle milizie collegate al regime degli Assad non si sarebbe fermata sulle rive dell’Oronte. E proprio questa consapevolezza lo aveva mosso, nella certezza che il terrorismo manipolato avrebbe finito col favorire il disegno di smantellamento di tutti gli stati, da sostituire con aree omogenee e governate da milizie e tribù, arrivando a mettere definitivamente in pericolo la stessa possibilità del vivere insieme in tutta la regione.
Questa mattina i suoi familiari hanno diffuso un drammatico video-messaggio. Eccolo:
“E’ oramai passato un anno da che non si hanno più notizie di nostro figlio e fratello Paolo, sacerdote, gesuita, italiano, scomparso in Siria il 29 luglio 2013. Tanto, troppo tempo anche per un luogo di guerra e sofferenza infinita come la Siria.
Chiediamo ai responsabili della scomparsa di un uomo buono, di un uomo di fede, di un uomo di pace, di avere la dignità di farci sapere della sua sorte.
Vorremo riabbracciarlo ma siamo anche pronti a piangerlo. Domani , 29 luglio, ad un anno dalla sua scomparsa, in tanti pregheremo e saremo vicino a lui, a tutti i rapiti, agli ingiustamente imprigionati e alle tante persone che soffrono a causa di questa guerra.”
Il dolore della famiglia Dall’Oglio è il dolore di chiunque sia consapevole dell’enorme contributo umano, spirituale e culturale che padre Paolo ha offerto e seguita ad offrire alla comprensione di una drammatica piaga, quella siriana, sulla quale il mondo ha esitato a capire. I suoi ripetuti appelli affinché la prima fase della rivoluzione, pacifica e libertaria, non venisse tradita, abbandonata, parlavano di un’emergenza trascurata e di una prospettiva della quale non si è voluto prendere atto: il disegno della pulizia etnica siriana, che ha già prodotto più di 10milioni tra sfollati e profughi, avrebbe travolto l’intera area.
Oggi i tragici sviluppi iracheni e la pericolosissima crisi libanese, paese privo del Presidente della Repubblica dal maggio scorso, ci dicono il perché della sua disperata lacerazione. E del silenzio di chi lo ha sequestrato.