Medici per i Diritti umani: l’offensiva militare sta aggravando la crisi già in atto nel sistema sanitario di Gaza

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Sempre più grave la carenza di attrezzature mediche, di medicinali e di carburante e preoccupanti i danni agli impianti medici, personale medico e mezzi di soccorso di emergenza. L’offensiva sta provocando un ulteriore deterioramento del sistema sanitario palestinese già di per se in crisi e potrebbe determinare il suo collasso.

Già seriamente deteriorate dalla crisi del sistema sanitario – crisi definita dal Ministero della Sanità palestinese, come la più grave dalla chiusura della Striscia di Gaza nel 2007 – le strutture sanitarie palestinesi si trovano in questi giorni ad affrontare ulteriori stati di emergenza con un crescente numero di feriti che arriva ad oltre 500 finora. L’ 8 di luglio il Ministero della Salute della Striscia di Gaza ha dichiarato lo stato di emergenza disponendo che tutte gli interventi sanitari pianificati ma non urgenti siano sospesi, che sia alzato lo stato di emergenza in tutte le strutture e che tutti gli operatori sanitari siano richiamati da ogni tipo di congedo e che siano congelate ferie e permessi.

Secondo i funzionari della Striscia di Gaza, le attrezzature mediche stanno diventando insufficienti per garantire un adeguato funzionamento degli ospedali. Dalle informazioni che Medici per i Diritti Umani Israele (Physicians for Human Rights  Israele – PHR Israele) ha  ricevuto dai funzionari incaricati di gestire gli approvvigionamenti a Gaza, 471 tipi di forniture mediche di consumo, tra cui le garze, iniziano a mancare; circa il 30% delle forniture di farmaci di base – 122 diversi tipi di prodotti farmaceutici- non sono più disponibili e tra questi anestetici e prodotti da infusione endovenosa.

Il personale medico di Gaza ha testimoniato direttamente a PHR-Israele la situazione di grave crisi che sta affrontando: l’Ospedale Shiefa – il più grande ospedale della Striscia di Gaza, che dall’inizio dell’offensiva ha curato oltre la metà dei feriti, si è trovato costretto a usare le forniture di emergenza che saranno però sufficienti solo per i prossimi due giorni; lo staff medico dell’ospedale Alodda di Jabaliya è costretto a improvvisare e trovare alternative per i materiali di base; le equipe delle sale operatorie hanno dovuto utilizzare filo comune da sarta al posto del filo sterile da sutura sterilizzandolo manualmente per limitare le infezioni.

Nei giorni scorsi PHR-Israele ha ricevuto segnalazioni di danni agli edifici delle strutture ospedaliere e al personale medico. L’Euoropean Gaza Hospital di Khan Younis è stato colpito due volte negli ultimi giorni a seguito di bombardamenti aerei. Il portavoce dell’ospedale ha riferito che l’esplosione che ha avuto luogo ieri (9 luglio 2014) nei pressi dell’ospedale ha causato gravi danni alla struttura e il ferimento di 17 persone ricoverate tra cui donne e bambini. A seguito dei bombardamenti sono crollati i controsoffitti in cartongesso nel reparto di terapia intensiva, pediatria, dell’ingresso dell’ospedale e della sala d’attesa. In altri reparti, tra cui medicina interna, cardiologia e chirurgia pediatrica, le finestre sono andate in frantumi coprendo di schegge di vetro tutti gli allestimenti. L’ospedale è stato costretto ad evacuare il Dipartimento di Pediatria e a chiudere tutti i servizi ambulatoriali.

L’organizzazione della Mezzaluna Rossa riferisce che ieri sera alle 21:30, il pronto soccorso e il dipartimento che gestisce il servizio di ambulanze a Jabaliya e che serve una popolazione di circa 350.000 persone, è stato colpito da bombardamenti aerei. Dodici tra medici e volontari sono rimasti feriti e tre di loro sono stati ricoverati per ricevere ulteriori trattamenti mentre gli altri sono già rientrati in servizio. Tre ambulanze su otto sono state gravemente danneggiate e non possono più essere utilizzate. I gravi danno subiti dalla struttura hanno indotto alla chiusura di tutti i servizi erogati che verranno da adesso parzialmente forniti ai residenti direttamente  dalla città di Gaza.

Ieri (9 luglio 2014), PMRS (Palestinian Medical Relief Society), un’ organizzazione di volontariato che opera in ambito sanitario, ha riferito di gravi danni subiti dal Centro Medico dell’organizzazione che si trova a Beit Hanoun a seguito di pesanti bombardamenti avvenuti nella zona. La notte stessa la linea di emergenza civile (101), che consente l’arrivo delle squadre di soccorso, è stata tagliata.

Oltre ad aggravare la situazione del sistema sanitario palestinese, ormai vicino al collasso, e a provocare ingenti danni strutturali a molti centri medici, i bombardamenti stanno rendendo sempre piu difficile l’approvvigionamento di gasolio necessario per il funzionamento degli ospedali di Gaza. La carenza di gasolio ovviamente si ripercuote anche sui soccorsi in emergenza e in particolare sull’ autonomia e possibilità di movimento di ambulanze sul territorio: ad oggi il Ministero della Sanità palestinese si è già visto costretto a ridurre del 50% gli interventi dei mezzi di soccorso. Più di due settimane fa lo stesso Ministero aveva avvertito che le riserve di carburante stavano diminuendo e che il carburante disponibili avrebbe coperto solo il 20% delle richieste.

I danni agli ospedali e ai centri medici e i pesanti bombardamenti aerei rappresentano una minaccia all’incolumità dei medici e dei pazienti, violano il principio di neutralità dell’assistenza medica e ignorano la speciale protezione accordata alle squadre di soccorso sulla base del loro status e del ruolo vitale che ricoprono in questa emergenza sanitaria. Qualora la situazione dovesse continuare ad aggravarsi, potrebbe essere messa in serie discussione la possibilità dei medici di continuare a prestare servizio per salvare vite umane.

PHR-Israele chiede che lo Stato di Israele fermi l’offensiva militare e qualsiasi attacco diretto o in prossimità delle strutture e infrastrutture mediche e delle squadre mediche e di soccorso. “Seriamente preoccupati per la vita e il benessere di tutti i residenti della zona, facciamo un appello allo Stato di Israele: fermate i bombardamenti e ogni sorta di incitamento alla violenza. Non volgiamo più vittime e feriti. Date priorità alla vita, alla salute e ai diritti di tutti gli esseri umani. Fermate le operazioni militari che stanno causando soltanto distruzioni e un crescente senso di vendetta. Non in nostro nome deve proseguire la distruzione. E’ giunto il momento di dirottare le risorse e le energie impiegate per fare la guerra, per porre fine all’occupazione e sposare una nuova visione della realtà”.


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