Obama dunque si appresta a coronare il suo sogno di entrare nella storia come l’uomo che ha posto termine a mezzo secolo di conflitto con l’Iran, pace forse parziale, ma con uno scalpo da esibire; buona parte del programma nucleare. Teheran per darlo vuole arrivare all’appuntamento con lo smantellamento degli stati arabi già in atto: e in effetti Iraq, Siria e Libano esistono solo sulla carta. Gli staterelli che nasceranno vedranno l’egemonia persiana su Baghdad tramite al-Maliki, su Damasco e tutta la pregiata costa siriana tramite Assad, sulla Bekaa, il sud del Libano e altri pezzi di Libano tramite Hezbollah. L’arco persiano dal Mediterraneo al Pakistan sarà pronto. Poi comincerà l’epoca dello smantellamento delle petromonarchie del Golfo, da frantumare anch’esse, a cominciare dall’Arabia Saudita. A quel punto Tehran potrà lanciare la sua opa sull’Islam, presentare cioè Khameni come il vero Califfo che riporta quiete e ordine, la quiete e l’ordine persiani, nei frantumati territori arabi sottoposti a egemonia persiana tramite la catena di governatorati sciiti.
A rendere palatabile questo esito ci pensa l’ISIS, braccio armato sunnita creato da Tehran proprio per chiudere in bantustan paurosi e impresentabili al mondo i sunniti dell’area. Gli amici di Hamas concluderanno l’opera seppellendo il processo di pace e le speranze palestinesi, eterna carne da macello dei calcoli egemonici regionali.L’ordine iraniano infatti sarà l’ordine del terrore, il muro che dividerà in due il Medio Oriente.
Che Obama accetti di riconoscere questo status in nome del terrore causato dal “mostro ISIS” è più che probabile: l’eldorado iraniano val bene la nascita di un questo nuovo ordine regionale, nel quale i mullah svolgeranno un ruolo da partito comunista cinese: garanti della cancellazione dei diritti umani nella regione e dell’apertura a un’economia di mercato da loro gestita.
Ne riparleremo dopo il 20 luglio.