Concordiamo con quanti hanno sottolineato la novità, anche stilistica, del discorso del Premier italiano all’inaugurazione del semestre italiano della Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. L’invito a ritrovare “l’anima di un Europa”, al di là dell’arido spread, all’altezza dei valori ideali dei padri fondatori dopo le distruzioni delle guerre del momento, è un nobile programma. Oggi, dopo la fine della guerra fredda, si tratta di ripensare il ruolo non solo dell’Europa dei mercati, ma anche quella di quella politica. È un compito storico per una nuova generazione che il presidente del Consiglio Renzi ha simbolicamente assegnato alla “generazione Telemaco” che ricercherà il padre per meritarsene l’eredità materiale e spirituale e governare la novella Itaca.
I commenti politici si sono soffermati prevalentemente sul nodo stabilità e crescita, rivendicate da Renzi, e se esso confligga con le regole le quali, secondo i rigoristi, non ammetterebbero alcuna flessibilità applicativa. Noi siamo andati a leggere le ottanta pagine del documento depositato da Renzi al Parlamento Europeo, ritrovandovi i contenuti di dettaglio delle proposte politiche e programmatiche per il semestre italiano. Però, balza agli occhi l’assenza di quanto sperato dal movimento antimafia italiano. Infatti, incoraggiato da quanto scritto dal precedente Parlamento a conclusione della legislatura sulla necessità di una legislazione di indirizzo e una procura antimafia europea, il Centro Pio La Torre, come altre associazioni, aveva pensato che il presidente Renzi, sposasse la decisione del Parlamento Europeo e rilanciasse un’azione di principio per il contrasto alle varie mafie e alla corruzione che le favorisce.
Nel documento depositato è delineato un impegno, cosa non secondaria, per la confisca dei beni provenienti da attività illecite; è opportunamente previsto uno sforzo per il reciproco riconoscimento dei paesi membri delle confische patrimoniali decise dalle autorità giudiziarie. Inoltre, parla di “rafforzamento delle politiche per la lotta contro le organizzazioni criminali con il miglioramento degli strumenti e delle attività di prevenzione”. Ma le mafie (o le organizzazioni criminali di stampo mafioso) sono qualcosa in più di un’organizzazione criminale sia per il noto rapporto con l’economia, la politica e la società, sia per la specificità giuridica già fissata con la legge Rognoni-La Torre e con i successivi arricchimenti. Tale specificità, ormai storica, va rafforzata contestualizzandola e adeguandola alla natura del capitalismo finanziario globale dominato dal “Dio mercato”. È compito anche del Parlamento Europeo provvedervi, considerata la presenza ormai diffusa delle varie mafie e della corruzione in Europa.
Quale migliore occasione dell’inaugurazione del semestre italiano per indicare questa scelta strategica che non si attuerà ovviamente solo durante il semestre italiano, ma l’intera legislatura?
Per rimanere nella metafora renziana, la generazione Telemaco tra i suoi nobili obbiettivi ha anche quello di cancellare tale condizionamento dell’economia e dell’intera società europea, non solo di alcuni paesi, e di sottoporre al controllo dell’Ue l’insieme delle azioni dei gruppi multinazionali finanziari che oggi sfuggono al controllo dei singoli governi nazionali. Conquistare il controllo e il governo del processo di crescita dell’Europa darà all’Ue rilievo primario nello scenario mondiale e forza alla sua politica estera e di difesa, di sicurezza e dei diritti.
Le mafie ormai finanziarizzate esistono. Sono la parte “sporca” del cartello finanziario globale. Un programma innovativo, come quello annunciato dal presidente Renzi, non può ridurre la questione del contrasto alla criminalità organizzato a poche misure (seppure importanti quali la confisca dei beni illeciti). Farebbe torto anche a quanto è previsto dal programma del Governo italiano, dagli impegni annunciati dal ministro Orlando e dall’agenda parlamentare. Corruzione, auto riciclaggio, gestione e riuso sociale dei beni confiscati, falso in bilancio, riforma del processo civile, adeguamento del codice antimafia ecc.., andranno affrontati nel Parlamento italiano tra qualche mese. Se contemporaneamente le linee di azione generale decise dal precedente Parlamento europeo, fossero riproposte esse darebbero un’accelerazione anche alla crescita di economie europee libere da ogni condizionamento degenerativo della corruzione e delle mafie. Sarebbe anche un segnale di modernizzazione e armonizzazione dell’Europa, non attenta solo allo spread e al rigore dei conti.