“Un giorno d’inferno”, ”La battaglia dei 100 morti. Uccisi 87 palestinesi e 13 militari israeliani”. “Obama a Israele, fermatevi”. Stampa, Corriere e Repubblica raccontano così le ultime 24 ore a Gaza. Con nuvole di fumo nero sulle case, bambini e vecchi tra i morti, miliziani di Hamas che scappano armati, soldati attratti in trappola in un campo di mine. Scrive Abraham Yehoshua che ha un figlio nella battaglia: “mai, nemmeno durante la guerra d’indipendenza, un anno e mezzo sotto il fuoco dei paesi arabi, avevo sentito tanto odio nei confronti degli arabi come adesso. Ma ribadisco: non abbiamo alternativa se non due Stati, con un corridoio che permetta un passaggio tra Gaza e Cisgiordania come era stato previsto a Oslo”. E chiede a Netanyahu “parli direttamente con Hamas, subito”. Avrebbe dovuto farlo da tempo, ora che il gendarme americano si è ritirato oltre Oceano, Israele non ha alternativa. Né Hamas.
“Ora voglio ricandidarmi” sono bastate meno di 48 ore dalla sentenza e abbiamo ritrovato il Caimano. E pretende una “riabilitazione internazionale”, mentre telefona ad Alfano. “Ti assolvo” gli fa dire Giannelli, mentre batte una mano sulla spalla dell’ex delfino senza quid. Mentre Renzi, sempre più in difficoltà, prosegue contagiato dall’ossessione che fu di Berlusconi: lasciatemi lavorare. “Basta ostruzionismo, un sasso sui binari d’Italia” “E se salta tutto si va al voto”.
Che devo dirvi? Io non approvo la scelta di SEL di presentare migliaia di emendamenti. Penso che sulle questioni di merito il “governo” e la “maggioranza” si rivelino molto più deboli. Per quanto ne sarò capace, da oggi e fino al voto finale batterò sul chiodo delle contraddizioni, dei pericoli e degli errori contenuti in un testo di riforma – quello all’esame dell’aula – scaturito da un lungo braccio di ferro tra Maria Elena Boschi, Anna Finocchiaro, Roberto Calderoli, Denis Verdini. Politica nuova, baldanzosa e incauta, che si sposa con la tenace e antica volontà o di salvarsi il posto o di dissimulare affinché nulla davvero cambi.
Basta gettare un occhio sul Corriere a pagina 6. “Accelerazione di Renzi. Via il sasso dal binario”. E fin qui ci siamo il solito premier decisionista. Subito dopo, però: “possibili ritocchi su referendum e Colle”. Ritocchi? Significa, probabilmente, che ci si rende conto di quanto sia stato sciocco voler rendere impossibile il ricorso al referendum abrogativo in materia elettorale e più difficile (alzando il numero di firme necessario) per ogni altra materia. Quanto al Colle, dietro quella pudica ammissione, c’è un’ammissione di colpa. Con l’Italicum e la riforma del Senato, una minoranza che acchiappi il 37 per cento e il premio di maggioranza, nominerebbe il presidente e condizionerebbe la scelta dei giudici costituzionali. Facendo così crollare l’intera architettura che regge la Carta.
Più in basso “Attese anche aperture sul Titolo V, che potrebbero far rientrare la Lega tra i favorevoli”. Immagino una Boschi disperata, già il suo testo sul Titolo V era stato profondamente trasformato dalle pazienti mani della Finocchiaro, nel nome della mediazione con Calderoli. Ma ancora non basta. Questa è la verità. Chiti, Tocci, Casson la denunciano da mesi e si prendono insulti. Mineo e Mucchetti vengono invitati a fare altro. Perché la politica non sarebbe pane per loro. Una bugia con le gambe cortissime.
Scrive Geremicca per la Stampa “Se una fetta assai ampia di italiani – a dispetto delle difficoltà crescenti – continua ad aver fiducia e ad esprimere sostegno all’azione del Presidente del Consiglio, è perché ancora troppo vivo è il ricordo di quella che per comodità qui definiamo «la vecchia politica». Verissimo. È questo il punto. E perciò i retroscenisti del Premier continuano a mentire. Nel disperato tentativo di presentarci come “i vecchi”, negando che con la palude, quella vera, Renzi è venuto a patti.