La Bundesbank gli rovina l’effetto Telemaco ma a casa ritrova le larghe intese e il sostegno attivo di Napolitano. “Gelo tedesco”, Corriere. “Attacco tedesco”, la Stampa. “Ci dice cosa fare”, Repubblica mette tra virgolette la frase che testimonia l’altezzosa ironia che Weidmann ha usato con Renzi. Insomma i maestri, quelli che da decenni assegnano i compiti a casa ai paesi troppo frastornati dal sole e dal mare per capire il rigore germanico, mandano dietro la lavagna questo scolaro discolo e sfrontato che pretende di conoscere la “crisi finanziaria” meglio di loro, solo perché nato a Firenze, erede presunto dei banchieri rinascimentali.
Ma, con Il Giornale, ecco l’altra faccia della giornata: “Berlusconi striglia il partito. Avanti tutta sulle riforme”. L’incontro tra il condannato e il premier, stavolta a Palazzo Chigi, è andato bene. “Con lui ci si prende subito”, ha detto l’ospite. E poco importa se deputati (Brunetta) e senatori di Forza Italia non siano ancora del tutto convinti. “qui facciamo come de Martino (PSI) – mi diceva ieri uno di loro – a forza di dire che i comunisti sono bravi, i voti li prenderà tutti il PCI”. Qualcuno tra i commentatori – Orsina della Stampa – insinua persino che l’accordo convenga più alle aziende di famiglia che al partito del capo. E Berlusconi aspetterà almeno lunedì, per essere certo che Renzi non conceda nulla a Di Maio-Grillo, prima della resa finale. Ma la scelta è fatta: le riforme hanno ritrovato le larghe intese.
In fondo neppure in Europa le cose vanno così male. A parte l’intesa con Napolitano, “L’Italia ha già fatto molto sui conti”, la BCE conta più della Bundesbank e Draghi si prepara a mettere in circolo “Mille miliardi per i crediti”. Lo scrive il Sole24Ore: “8 operazioni per nuova liquidità a imprese e famiglie. Da gennaio riunioni BCE ogni 6 settimane come la Fed. E pronti ad acquistare Bond pubblici se i prezzi non risalgono”. Per Renzi si apre lo spazio per ottenere un po’ di credito, poco e senza cambiare la testa ai tedeschi. Forse prima ci toccherà un’altra manovra, ma se il tono spavaldo usato a Strasburgo servirà a farla digerire meglio agli italiani, Angela Merkel saprà comprendere e farà il tedesco buono come Weidmann ha fatto ieri il cattivo.
D’altra parte i soldi son soldi. E un milione e 800mila in tre anni sono meno della metà di 4 milioni sempre per tre anni. Giovanni Floris trasloca a La7, anche se Mentana avverte che manca ancora la firma sull’accordo. Gubitosi se ne farà una ragione. Se vuole restare in Rai deve tagliare. E siccome non ha voluto né saputo ristrutturare, cambiare il modello produttivo, valorizzare risorse interne, chiedere consiglio e inventare qualcosa, i tagli saranno dolorosi. La rinuncia a Floris servirà da alibi: “vedete, non gli abbiamo dato i soldi che chiedeva”. La7, invece, si avvia a diventare una all news dei talk show, con grandi firme e qualche operaio intorno, magari precario. Oggi – anche per scelta del sindacato unico dei giornalisti – un giovane giornalista costa oltre cento volte meno di Giovanni Floris. Prosit.
Vi chiederete perché non scrivo di riforme. Perché la battaglia l’ho fatta, gli italiani lo sanno, alcuni consentano alcuni mi disprezzano perché oso resistere al Renzi. Se mi sarà concesso di parlare in aula lo farò, se il testo sarà immondo non lo voterò. Ma non ha senso caricare i mulini a vento, prendersela con canovacci di riforma che cambiano ogni giorno, i cui contenuti restano appesi a un incontro tra Matteo e Silvio, a un altro tra Anna e Roberto e un terzo tra Maria Elena e Denis. Il Parlamento è stato già licenziato. Sarebbe bene che Napolitano lo sciogliesse. Il Partito della Nazione ormai ingloba parte del “sogno” azzurro. E il vecchio Pd è stato tutto rottamato anche se finge di non saperlo. Come scrivo da mesi, la colpa non è di Renzi ma dall’assoluta mancanza di politici, donne e uomini, che sappiano tenergli testa, con affetto, con il desiderio di aiutarlo e non di ostacolarlo, ma con l’onestà di guardare oltre le parole e le promesse. Scrive Altan: “Stiamo a discutere del pelo nell’uovo. Eh no, è il pelone nell’uovone!”