Gaza, parla l’unica cooperante italiana rimasta: “Fermare tutto questo si può”

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Meri Calvelli, dell’associazione Cooperazione e solidarietà di Padova, tiene un diario quotidiano di informazione e coordina gli aiuti. “Stiamo distribuendo materassi, cibo e farmaci agli sfollati, ma sotto le bombe è molto difficile. Massacro senza precedenti”

ROMA  – “In questo momento i bombardamenti di terra, di mare, di cielo, sono molto forti, giorno e notte. Sono bombardamenti ininterrotti che stanno causando troppe vittime civili. Bisogna fermare tutto questo e si può fare solo se la comunità internazionale e gli Stati Uniti si decidono a farlo seriamente, dando uno stop duraturo a Israele”. A raccontare quello che accade in queste ore a Gaza e Meri Calvelli, l’unica cooperante italiana rimasta nella Striscia. A Gaza Meri, cooperante di Acs (associazione Cooperazione e solidarietà di Padova) lavora da molti anni con ong  che coprono i programmi di emergenza e sviluppo, finanziati sia dal ministero degli Esteri che dall’Unione europea, ma si è occupata anche di cooperazione decentrata, insieme a diverse associazioni. Aggiorna quotidianamente il suo diario da Gaza, offrendo una testimonianza diretta di quello che sta succedendo dopo l’inizio dell’operazione “Protective edge”. Allo stesso tempo coordina insieme agli altri cooperanti che si trovano in West Bank gli aiuti, attività particolarmente difficile da portare avanti sotto i bombardamenti. Intanto nella striscia sale il bilancio delle vittime: 746 sono i morti (nell’80 per cento dei casi si tratta di civili) e oltre quattromila i feriti tra i palestinesi, 35 le vittime israeliane.

“Prima dell’inizio dei bombardamenti stavo lavorando a Gaza con il centro culturale – racconta Calvelli, coordinatrice del centro italiano di scambi culturali Vik –  stavamo preparando uno scambio culturale con ragazzi da portare in Italia, nell’ambito di un  progetto  europeo di insegnamento  di lingua italiana e araba con il Ciss. Erano lì a organizzare il viaggio verso Palermo di 15 i ragazzi. Poi è iniziata l’offensiva militare e ho deciso di rimanere. Come cooperanti italiani . abbiamo immediatamente lanciato una campagna di informazione sulla realtà di Gaza – aggiunge –  per far capire che cosa stava succedendo, anche in base alle passate operazioni militari. Allo stesso tempo abbiamo concordato e iniziato  una raccolta fondi , alla quale hanno risposto tanti in Italia, per acquistare medicine e presidi medici che sono state le prime richieste urgenti negli ospedali. I cooperanti rimasti in Cisgiordania, Gerusalemme e in zone limitrofe, stanno ancora comprando e raccogliendo i medicinali da portare dentro la Striscia attraverso il valico di Erez”.

A Gaza oggi verranno distribuiti materassi per le famiglie sfollate, e negli ospedali arriveranno i primi farmaci comprati con la raccolta fondi promosso dalle ong italiane. “La cooperazione italiana da Gerusalemme, in diretta con le agenzie di aiuto umanitario ha mandato altrettanti medicinali e anche materiali di prima necessità per le persone che hanno perso casa – aggiunge -. Il Centro italiano di scambi culturali “Vik”, insieme ai partner locali e ai giovani volontari, ha avviato la raccolta e la distribuzione di cibo, materassi e coperte, sin dai primi giorni delle operazioni militari.

La distribuzione degli aiuti è però a tutt’oggi molto difficile perché i bombardamenti sono continui anche nelle aree non soggette alle operazioni militari. Ormai le bombe vengono inviate senza sosta sulla popolazione civile, da cielo, da terra e da mare”.

Nei suoi post Calvelli parla di un “massacro senza precedenti”. “Si tratta ormai di bombardamenti ininterrotti – afferma – che devono finire perché stanno mettendo in ginocchio la popolazione e continuano a fare vittime. Fermare tutto questo si può. Ma la comunità internazionale e gli Stati Uniti devono decidersi a dare uno stop serio e duraturo a Israele –continua -. Ma purtroppo la sospensione dei diritti umani in questo paese è funzionale alle economie che ci guadagnano con la distruzione e la ricostruzione.  Con la stessa logica che ha mosso gli Usa per i diritti dei civili in altri paesi, dove però hanno portato solo devastazione, oggi potrebbero fermare Israele, fermarlo nella sua  colonizzazione  e nel non rispetto dei diritti umani verso i palestinesi. Gaza vuole solo la fine dell’embargo e dello stadio di assedio”. (ec)

 

Da redattoresociale.it 


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