Immaginiamo un uomo grasso che salga su una bilancia, poggiando un braccio su un comodino, l’altro sulla finestra e una gamba su uno sgabello. La bilancia dirà che pesa poco, perché ingannata da tutti gli appoggi che tolgono peso. Con il fisco italiano, molte multinazionali fanno la stessa cosa.Spostano gran parte dei loro redditi in controllate ubicate in paesi con un fisco più indulgente, così da apparire “leggere” per quello nazionale.
Con questo sistema – noto come “transfer pricing” – i grandi gruppi internazionali eludono le tasse, per farne pagare di più alle piccole imprese nazionali. E’ legale? Sì. E’ sociale? No Si può contrastare? Sì, imponendo alle multinazionali una imputazione dei ricavi disaggregata paese per paese (“country by country reporting”).
E’ questa l’evoluzione della Responsabilità sociale d’Impresa: un’azienda che non solo non inquina e rispetta i diritti dei lavoratori, ma anche che decida di pagare con correttezza le tasse sugli utili – tutti – che realizza in ogni paese.
Toccherà a noi cittadini – come opinione pubblica – iniziare a premere per questo nuovo comportamento, votando con il portafoglio. Cioè preferendo i prodotti delle società “fiscalmente responsabili” a quelli realizzati dalle “furbe”.
Già molte associazioni si stanno organizzando e presto partirà una campagna comune.
Perché una cosa è certa: correttezza e giustizia sociale non le regala nessuno.
Dobbiamo guadagnarcele.
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