Editoria: Lotti, “la crisi del settore si combatte anche favorendo l’ingresso di nuova forza lavoro”

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«I dati sull’editoria che emergono dalla relazione Agcom sono preoccupanti. Siamo tutti consapevoli che il settore ormai da tempo soffre una crisi che pone delle difficoltà oggettive al sistema nel suo complesso; tuttavia, eravamo a conoscenza della situazione ed è su questa base che abbiamo costruito il decreto sul Fondo straordinario per l’editoria». Lo afferma Luca Lotti (nella foto), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria. «Leggo purtroppo in queste ore ricostruzioni molto fantasiose ed errate, anche – osserva ancora Lotti – dal punto di vista squisitamente tecnico: si tratta invero di un provvedimento articolato e con caratteristiche assolutamente innovative, che vanno tutte nella direzione di creare nuova occupazione. Perché la crisi di questo settore si combatte anche favorendo l’ingresso di nuova forza lavoro, magari proprio di quei giornalisti che fino ad oggi non hanno avuto l’opportunità di una stabilizzazione». «Ecco perché nel decreto sul Fondo, da una parte, si dice chiaramente che ogni tre prepensionamenti c’è obbligo di una assunzione a tempo indeterminato e, dall’altra, si vieta al giornalista prepensionato con i contributi pubblici di continuare a lavorare con la stessa testata attraverso un contratto di collaborazione: due novità queste – sottolinea – che vanno proprio nella direzione della creazione di nuovi posti di lavoro stabili». Inoltre, prosegue il sottosegretario, «il decreto stabilisce sgravi fiscali al 100% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e al 50% per quelle a tempo determinato, prevedendo ulteriori incentivi per la trasformazione da determinato a indeterminato. Ed è previsto anche l’obbligo di trasformare il 20% dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Nel decreto, infine, ci sono altri interventi per gli ammortizzatori sociali (ma solo se cofinanziati dagli editori) e incentivi per le innovazioni tecnologiche e le start up», conclude Lotti.


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