“Le richieste dei giudici non mi faranno cambiare politica“, queste le parole usate dall’ex cavaliere per commentare la richiesta del tribunale di confermare la condanna a 7 anni per il cosiddetto caso Ruby. Perché mai dovrebbe farlo? Le accuse e le richieste di condanna, infatti, non hanno rapporto alcuno con la politica ed è cosa “buona e giusta” che anche l’imputato lo abbia finalmente riconosciuto. Quale nesso potrebbe mai esistere tra evasione fiscale, corruzione, illecita acquisizione dei diritti, sentenze taroccate, rapporti con minorenne… ed una qualsiasi linea politica?
Il suo “non cambio politica” si riferisce, invece, all’unico dio di riferimento: il conflitto di interesse. Qualunque cosa i giudici decideranno l’ex cavaliere non mollerà il tavolo del governo, voterà di tutto di più, sino a quando coltiverà la speranza di avere uno straccio di grazia e non sarà sfiorato il suo conflitto di interesse. Non a caso, in queste settimane, si é parlato molto di riforma della Rai, ma quasi mai di conflitto di interesse, di incompatibilità, di ineleggibilità, di abrogazione della legge Gasparri, di normative anti trust.
Sino a quando il silenzio si prolungherà il condannato “non cambierà linea politica”e l’Italia, almeno sotto questo profilo, non cambierà verso.