Con la re-intitolazione dell’aeroporto civile di Comiso a Pio La Torre (nella foto la cerimonia di sabato 7 giugno, ndr) si chiude, definitivamente, un caso politico. Hanno contribuito in tanti: il comune, trentacinquemila firmatari su Change.org della petizione di Articolo 21, Libera informazione, Centro Pio La Torre, le più alte istituzioni e i governi, regionale e nazionale, e la tenacia del Centro La Torre. Ora pensiamo al futuro!
L’aeroporto è in piena attività e in crescita. Nel 2013, primo anno di attività vera, ha registrato 170mila passeggeri e un fatturato di 22milioni di euro. Com’era previsto fin dall’inizio è già complementare a quello di Catania e lo diventerà sempre di più dal momento in cui saranno completate le infrastrutture ferroviarie e viarie veloci per collegare Gela, Ragusa, Catania.
La discussione dell’intitolazione ha riportato al centro il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo : approdo di turisti del Nord e di migranti dal Sud. Il suo futuro è diventare un punto di congiunzione economica, culturale e non solo di passaggio veloce tra Nord e Sud. Per ottenere ciò le politiche pubbliche e private si dovranno adeguatamente attrezzare. Le prime, sia europee che nazionali e regionali, dovranno investire nell’innovazione del sistema produttivo, dei servizi e nella crescita sociale e economica; le seconde dovranno liberarsi dalla dipendenza dall’intervento pubblico assistenziale, dalla ricerca della produttività solo nella riduzione del costo del lavoro e da ogni forma di condizionamento parassitario di tipo mafioso.
Sinora, come documenta l’Istat, nel Sud è cresciuta solo la disoccupazione, mentre il Pil è crollato del 4%, – 8% nell’industria, 0,3% in agricoltura, nei servizi del 3,1%.
La buona notizia è che finalmente è stato firmato il Patto di stabilità tra Regione e Stato ed esso assicurerà risorse finanziarie e un po’ di tranquillità nei conti della Regione. Andrà usato come trampolino di rilancio delle riforme e della crescita. Si inizi con una buona legge finanziaria di respiro riformatore e si continui con l’individuazione di pochi assi strategici di utilizzazione dei fondi europei. Si materializzino, sia a livello regionale che nazionale, quelle semplificazioni delle procedure della Pubblica amministrazione che rendano Stato, Regione, Enti locali regolatori dell’economia e dei servizi: dalla sanità alla scuola, dalla ricerca all’informatizzazione, dalla giustizia civile e penali al contrasto alle mafie e alla corruzione. Ci sono tutti gli spazi per mettere in pratica una buona volontà politica per rigenerare lo spirito pubblico nazionale.
Va letto in questo senso il voto alle europee, alle amministrative così come le battaglie sociali per la riattivazione dell’aeroporto civile di Comiso e l’ intitolazione a La Torre. L’attualità politica delle grandi lotte pacifiste unitarie di trent’anni fa consiste nel ribadire che pace, nuovo sviluppo, democrazia senza mafia e corruzione,camminano insieme.
Su questa linea di politica e cultura sono cresciute intere classi dirigenti anche su posizioni contrapposte, ma idealmente alte.
I missili nucleari Pershing, Cruise, SS20 di trent’anni fa furono il simbolo della guerra fredda, della contrapposizione tra Est e Ovest, tra socialismo e capitalismo; il disarmo bilaterale fu ed è la misura di un nuovo modo di vivere il Pianeta sia nella relazione tra stati e popoli sia tra natura e uomo sia nel superamento del socialismo reale e il capitalismo senza controllo sociale e democratico. Nel Novecento, la politica pensata dai partiti di massa in questo modo, come ha ricordato sabato il ministro Orlando alla cerimonia di intitolazione a La Torre, consentiva anche un giovane che nasceva in una famiglia povera di borgata di diventare un legislatore, un dirigente nazionale del suo partito e oggi essere considerato un valore etico civile dalla Repubblica per tutta la sua vita vissuta dalla parte dei deboli sino al massimo sacrificio.
Cosa significa oggi ripensare una nuova politica se non quello di interpretare le domande sociali emerse nell’ultimo trentennio del novecento e nel primo scorcio del ventunesimo secolo con la sperimentazione fallimentare delle ricette neoliberiste e la debolezza delle proposte alternative. Il voto ha detto di fare presto e bene a trovare le soluzioni per uscire dalla crisi, prima che prevalgano le moderne tendenze distruttive che tanto somigliano a quelle del novecento.