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Renzi scoppia di salute. Il Caffè del 20 giugno

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Siamo entrati in una nuova era, quella del Renzi Primo, del rottamatore che si trasforma in mattatore. Fino a ieri i giornali se la prendevano con chi avanzasse il benché minimo dubbio. Oggi, si accorgono che la terra promessa è lì sotto i loro occhi e cominciano a guardarsi intorno. E trovano Berlusconi, non il vecchio ormai condannato con sentenza passata in giudicato, quello tutto nuovo, il B. 2.0 che sbotta: “Noi stiamo riscrivendo la Costituzione per la terza repubblica e questi mi trattano come un volgare delinquente”. Chiamato dai giudici di Napoli a testimoniare, quando gli hanno chiesto perché, da Presidente del Consiglio andasse a riferire a Impregilo valutazioni e desiderata di Valter Lavitola,  Berlusconi s’è scocciato: “non capisco il senso di queste domande”. “Non c’è la necessità che lei capisca – ha risposto il giudice – lei è un teste e risponde alle domande”. Apriti cielo: “magistratura incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e con l’immunità piena”. Non male per uno ai servizi sociali! Repubblica interpreta: “Berlusconi torna all’attacco. Vuole la grazia”.

C’è poi la sinistra rimasta in uno stagno senz’acqua. Vendola rimane saldamente all’opposizione – osserva Elle Kappa – “Senza Sel e senza ma”. “Sinistra in frantumi – fa eco il Fatto. “Sel si sgretola”, la Stampa, “Si sfalda -corregge il Corriere – fuga dei deputati verso il Pd”.  Anch’io, lo confesso, da tempo non capivo il punto di vista di Vendola. Egli aveva prima tentato di “raccontare” il travaglio di tutta la sinistra, era poi approdato all’alleanza con Bersani per un “Italia bene comune”. Però quando il segretario del Pd propose Marini Presidente, con placet di Berlusconi, Sel decise di non vivere con gli alleati lo psicodramma che ne seguì. Si separò, rimase sulla montagna, aspettando non so che. In parlamento i suoi si trovarono a fianco dei 5 Stelle, insultati dai 5 Stelle. Alle europee sceglie Tsipras per distinguersi. Un pendolo continuo travaglia di unità e bisogno di identità che ora paga con la scssione. Un cedimento strutturale, nel momento peggiore, quello in cui Renzi ha non solo “asfaltato” i senatori “dissidenti”, ma ha chiuso all’angolo ogni pretesa autonoma di qualsivoglia componente interna al Pd.

C’è Grillo nel nuovo che avanza. Un Grillo nuovo, di lotta e compromesso, che in Europa vuole scassare tutto insieme a Farage, ma in Italia attende una chiamata che alla fine arriva. “Renzi a Grillo: ci incontreremo mercoledì”, Corriere. Più che una chiamata una lettera, secondo la Stampa. E Geremicca inserisce Gillo nella  “Corsa a per non essere tagliati fuori”. Berlusconi, Grillo, Sel, Scelta civica, Ah, c’è pure Calderoli, che dopo aver presentato 3mila emendamenti, ora riscrive la riforma del Senato con Anna Finocchiaro. E questo inquieta il Corriere della Sera e il professor Ainis, il quale si chiede se la riforma non finirà col proteggere il disordinato e costoso federalismo all’italiana.

Basta così. Benvenuti nella nuova era amici Direttori, simpatici Editorialisti, e voi, naturalmente, cari Lettori, che siete gli utilizzatori finali di ogni tentativo di rimettere gli accadimenti in bell’ordine. Francamente non mi stupisce che Renzi vinca e che in tanti accorrano in suo soccorso. Berlusconi era morto già nel 2008, mentre si apriva la più grande crisi del capitalismo e lui insisteva sulle Grandi Opere (Tav, Ponte sullo Stretto, Nucleare) e trascorreva il suo tempo tra giovani donne (Patrizia D’Addario, Noemi Letizia, Kharima El Mahroug). Napolitano l’ha tenuto in vita fino al 2011 perché ancor meno si fidava del Pd. Poi ha promosso Monti e la riserva, tecnica, della Repubblica, con risultati modesti. Agli inizi del 2013 la tradizione post comunista s’è definitivamente esaurita con Bersani, grazie anche ai 101 eroi, alfieri del governare a ogni costo. Grillo s’è rinchiuso nella rete, settaria, di Casaleggio: noi contro tutti. 3 milioni di voti in meno e la sfiducia che serpeggia tra gli adepti.

Che dire? Renzi, in tutto questo, fa politica, sa fare politica. Vende all’Europa riforme e chiede sconti. Mette i pochi soldi che ci sono (80 euro) dove si vedono di più. Sfrutta l’odio (grillino e berlusconiano) per il Parlamento, per la Rai, per la Pubblica Amministrazione. Rottama ma dal governo e mostra agli italiani il baratro che si aprirebbe se prevalesse “la rabbia invece della speranza”. Sarebbe interessante capire da dove gli sia venuto questo straordinario talento, come sia nato uno come Renzi in un paese dove i politici, al più, sapevano amministrare i loro armenti di destra o di sinistra.

Quanto a me, ho provato a dire: teniamoci Renzi che è una risorsa per il Paese e un’altra non si vede all’orizzonte. Però cerchiamo di evitare che lasci case e ponti costruiti a metà. Un Senato eletto dalla casta dei consiglieri regionali. Una politica fatta di incontri con Berlusconi, che chiede sempre in cambio. Di tavoli e trattative che lasciano al Parlamento solo il compito di approvare. Un’idea di sinistra che si scuote e fa, che cambia verso ma non si chiede quale sia la direzione di marcia. Ha scritto Vincino che, avendo sfidato Renzi per cercare un dialogo, mi sarei condannato alla “ininfluenza”. Possibile, ma vedo già affiorare dubbi laddove ieri si sventolavano certezze.

Da corradinomineo.it


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