L’avviso del direttore generale dell’EBU (European Broadcasting Union), Ingrid Delterne, sul prelievo di 150 milioni di euro alla Rai, è un motivo di più perché, senza e fuori dalla propaganda, sommessamente si affrontino tutte le questioni in campo relative all’assetto di oggi e al futuro del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia. Ogni intervento sulle risorse – fa notare l’EBU – va messo in stretta correlazione con gli obblighi di servizio pubblico: “Non si può ridurre il finanziamento se prima non si è rivista la missione e l’organizzazione” del servizio stesso. Le scelte fatte ieri dalle Commissioni Bilancio e Finanza del Senato, che hanno ribadito l’obbligo di solide strutture redazionali regionali sono una prima risposta, alla quale debbono aggiungersene altre, da riconnettere anche alla discussione sul canone. E’ importante che l’Italia non si allontani dai parametri delle convenzioni europee per le Tv pubbliche e che, perciò, lo shock del taglio deciso dal Governo si trasformi in una discussione ampia, aperta e di merito per una riforma profonda della Rai. Sarà bene avere presenti anche gli avvisi degli organismi internazionali perché il nostro sistema radiotelevisivo pubblico sia quanto più armonizzato, per impianto e missione, ai modelli europei avanzati: governance liberato dai partiti e dagli esecutivi, chiarezza di missione, responsabilità di gestione attraverso meccanismi di conduzione editoriale ed economica indipendenti, regolazione dei conflitti di interesse e antitrust. Il tempo della discussione aperta, e soprattutto di merito, è più che maturo. E i propositi espressi dal Sottosegretario Giacomelli non possono che subire una accelerazione anche a seguito della sollecitazione dell’EBU.
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