“Si suicidi quella madre che non s’accorge che suo figlio si droga”. E’ sicuro che quel “si suicidi” è modo di dire per e tra compari/amici/compaesani/avventori per bar e mercati/ ecc. ecc. ed è veramente un luogo comune tra i tantissimi e non solo al sud. E’ sfogo che per quanto volgare, per lo più non perseguibile, appartiene a “necessaria” dose di volgarità per chi ne sente il bisogno. Se però è un prefetto (basta Wiki per comprendere l’elevato valore istituzionale di tale incarico) ad avvertire quel bisogno vuol -e deve- solo significare che non solo va rimosso, ma proprio allontanato da qualunque incarico istituzionale.
Siccome statisticamente è ormai ampiamente dimostrato che sono proprio i figli dei padri (ben più che delle madri) assolutisti, tutti d’un pezzo nonché seguaci d’antichi detti ed esistenze stereotipati, a ribellarsi violentemente sforando nell’eccesso, forse è il caso che l’uomo, incidentalmente già prefetto, trovi il tempo per rifletterci su…
PS Non credano poi gli assolutisti tutti d’un pezzo, seguaci d’antichi stereotipi bla, così ben rivitalizzanti da quel prete di Cameri assertore, predicatore, divulgatore del “convivere invece di contrarre matrimonio cristiano è peggio dell’omicidio”, di stare messi meglio…