Non siamo in Argentina, questo mondiale di calcio si gioca altrove. Non siamo in Argentina, dove il gioco maschio, ma tollerato dalla classe arbitrale, degli albicelesti serviva ai padroni di casa per arrivare in finale e al regime per distogliere l’attenzione del paese, prima, e del mondo, poi, dai violenti crimini commessi nei confronti dei Desaparecidos. Uno, due, tre tutti in fondo al mare. Quattro, cinque e sei segna Mario Kempes e l’Argentina per la prima volta è campione del mondo. Ma qui non siamo in Argentina. Sono trascorsi trentasei anni, si gioca in Brasile in casa degli storici rivali. Se le tv nicchiano, per fortuna il web diventa mezzo sano d’informazione. I crimini commessi contro il popolo, in un paese dove l’economia interna sembra cresca a ritmi vertiginosi, questa volta non si possono nascondere. Sono favoriti i brasiliani, hanno speso tanto per organizzare questi mondiali ma agli affamati non sono state distribuite nemmeno le briciole. Tutt’altro. Sono stati sfollati e allontanati per non offrire un’immagine distorta del Brasile. Non siamo in Argentina, da allora, da quando cioè Diego Armando Maradona era solo una grande promessa, sono trascorsi tanti anni. Quasi mezzo secolo. Risulta più difficile far tacere chiunque. E poi questo Brasile fino ad ora non ha giocato come tutti si aspettavano. I primi delusi saranno proprio i calciatori. I verde oro sono una squadra prevedibile. Non siamo in Argentina, e il mondo del calcio dovrebbe rendersi protagonista di qualche azione eclatante. Gli azzurri, anche loro, dopo l’appello lanciato da Paolo Maldini hanno dimenticato i Marò, ma nessuno prova ad amplificare quello che fino ad ora è accaduto e quotidianamente accade non tanto lontano dagli stadi. Non siamo in Argentina dove si faceva finta di non vedere la violenza mangiando “la marmellada peruviana”. Credo, dunque, che una vittoria dei verde oro, che tutti reputano i più accreditati per la conquista della coppa, diamine giocano in casa, non può essere auspicata anche da un punto di vista tecnico. Una vittoria dei padroni di casa non potrà concretizzarsi, né essere utilizzata come in Argentina per distrarre il paese e il mondo dalle violenze inferte al popolo. Che sia giunto il tempo della prima vittoria di una squadra europea in sud America? Pronosticare i risultati sportivi significa rischiare molto. Ci provo. E se la vittoria si dipingesse di azzurro? Difficile, ma ce lo auguriamo tutti.