“I paywall non potranno essere una “correzione tecnica” né nel fornire un business model efficace, né nel salvare l’industria dei giornali dalla stagnazione in cui si trova. Certo, diverse soluzioni a pagamento di questo tipo possono far fruttare buoni risultati e diversi livelli di successo, ma quello che ancora occorre veramente per garantire un futuro alle news è un sistema di supporto per il giornalismo di qualità, che non può essere completamente basato sul mercato”.
E’ la conclusione di uno studio pubblicato su Digital Journalism, di cui il sito dell’ European Journalism Observatory (Ejo) pubblica un’ ampia e interessante sintesi.
La Ricerca (pubblicata nel dicembre scorso, ma di cui non si era avuta grande eco) è stata curata da Viktor Pickard e Alex Williams (della Annenberg School of Communication, University of Pennsylvania), che si sono chiesti se i paywall possano rappresentare la salvezza oppure una follia per il mercato dell’editoria periodica.
Secondo i due studiosi, che hanno analizzato tre testate americane – l’Arkansas Democrat-Gazette, il Dallas Morning News e il New York Times – studiando il contesto in cui operano i loro paywall e i risultati che hanno raggiunto, la soluzione alla crisi dell’ informazione giornalistica non sta nei paywall, ma, probabilmente, in ‘’un sistema mediatico indirizzato anche verso il “servizio pubblico” (nell’accezione più ampia del termine), supportato da leggi che incoraggino e tasse alternative a basso costo e nonprofit’’.
Lo studio affronta l’ argomento da varie angolazioni: questioni giuridico-legali (copyright e problemi relativi all’ aggregazione dei contenuti), profili economici (la non-volontà da parte dei lettori di pagare per contenuti online: abituati agli articoli gratuiti, gli utenti si adattano a contenuti di qualità più bassa, se questi sono disponibili senza dover pagare) e, infine, ruolo dell’ informazione nel sistema democratico.
Come riporta la sintesi dell’ EJO,
gli autori fanno notare come questo violi il principio di openess della rete e crea anche un gap preoccupante tra le persone che possono e quelle che non possono pagare per l’informazione. In generale, i paywall “inscrivono valori commerciali nel processo di raccolta delle notizie”, commentano i ricercatori. Ma nonostante queste difficoltà e nonostante i modelli di pagamento per l’informazione in rete debbano ancora dimostrare la loro efficacia economica, i giornali continuano ad adottarli.
Insomma la conclusione è netta: i paywall non hanno ancora dimostrato di essere un possibile nuovo modello economico.
Da lsdi.it