Reportage da Salvador de Bahia dove, come nelle altre grandi città, si sono radunate anche le trans che di solito trascorrono 6 mesi in Italia. Sarà intensificato il progetto statale di prevenzione per individuare le sieropositive
di Patrizia Caiffa
SALVADOR DE BAHIA(Brasile)- Per le transessuali che si prostituiscono, i Mondiali di calcio che si aprono il 12 giugno in Brasile saranno un’occasione da non perdere. Molte di quelle che solitamente trascorrono sei mesi l’anno in Italia – si dice che la domanda dei clienti italiani sia la più alta in assoluto – o che vivono in provincia, sono già arrivate nelle grandi città dove si svolgeranno le partite. Passano ore e ore tra chirurgia, cure estetiche e parrucchieri, spendendo tantissimi soldi per sentirsi più donne e più belle. In più, quest’anno, hanno frequentato corsi di inglese per avvicinare più facilmente gli stranieri. L’italiano non c’è bisogno di impararlo. Già lo parlano perfettamente.
Aumento esponenziale del rischio di contagio
Si vendono in strada, nelle vie di Rio de Janeiro o di Salvador da Bahia. Incontrano i clienti in macchina, in spiaggia o nei tantissimi motel a ore aperti 24 su 24. Molte accettano le proposte più azzardate dei clienti, che pagano tre volte tanto per fare sesso senza preservativo, nonostante in Brasile i condom siano distribuiti gratuitamente ovunque, nelle scuole e durante i grandi eventi e le manifestazioni. Gli operatori sociali sono in allarme, perché aumenterà in maniera esponenziale il rischio di contrarre il virus Hiv/Aids. Le trans sono le più esposte: visto lo stigma sociale che le accompagna, raramente si recano nelle strutture sanitarie pubbliche per fare regolari controlli.
“Viva melhor sabendo”
In una decina di Stati brasiliani, con il finanziamento del Fondo mondiale contro l’Aids delle Nazioni Unite (UnAids), il Ministero della salute ha incaricato alcune organizzazioni non governative di effettuare nuovi test con fluido orale per risultati immediati: un semplice tampone tra labbra e gengive che in pochi minuti, con una attendibilità del 99%, rivela la presenza del virus o meno. Oggi essere sieropositivi in Brasile non è più un dramma, visto che i farmaci anti-retrovirali sono gratuiti e permettono di continuare a svolgere una vita abbastanza normale. “Viva melhor sabendo”: questo è il titolo del programma dedicato ai trans brasiliani, che sarà intensificato durante la Copa do mundo.
A Salvador da Bahia, la grande città nordestina con 5 milioni di abitanti, vi sta già lavorando l’équipe dell’Ibcm, (Instituiçao Beneficente Conceiçao Macedo), organizzazione non governativa che da 25 anni si occupa dell’assistenza ai bambini, ai malati di Aids, ai trans e alla gente che vive in strada.
Il cagliaritano che incontra le trans dall’estetista
Tra gli educatori, anche tre affascinanti e giovani trans. Insieme al coordinatore italiano Riccardo Mulas e alla fondatrice Conceiçao – tia Conça per gli amici -, stanno incontrando le trans in luoghi protetti, per garantirne la privacy. “Cerchiamo di spiegare che nonostante il virus la loro vita non cambierà”, dice Mulas, 33 anni, cagliaritano che ha scelto di fare il cooperante in una organizzazione brasiliana.
“Le trans vengono picchiate da poliziotti, clienti, e derise e discriminate negli ospedali e nei centri di salute – racconta – . Per questo preferiscono non sapere se hanno contratto il virus. Il progetto, iniziato a marzo, è un modo efficace per avvicinarle nei luoghi di aggregazione che frequentano, ad esempio dal parrucchiere o dall’estetista. Dai test ci aspettiamo una percentuale di sieropositività intorno al 20-30%. Quando una trans è positiva viene subito indirizzata ai servizi pubblici”.
Tia Conça, una vita per i mouradores da rua
Nessuno si prende cura di loro. Tranne qualcuno, come tia Conça, famosissima a Salvador come “l’angelo dei mouradores da rua”, degli abitanti della strada. Una infanzia da meninas da rua nel centro storico di Salvador per fuggire alle violenze sessuali del patrigno, Conceiçao ha iniziato 25 anni fa a spendere tutto lo stipendio che guadagnava come infermiera per pagare l’affitto di piccole abitazioni per i mouradores da rua. Tra questi, molte trans, prostitute e gay cacciati di casa. Poi ha fondato l’Ibcm, che oggi coordina insieme a padre Alfredo Dorea, carismatico leader afrobrasiliano. Attualmente hanno affittato 20 case.
Ogni giovedì Conceiçao esce in strada nei quartieri di Barra e del Pelourinho per incontrare le trans che si prostituiscono. Con i volontari distribuiscono succo, caffè e panini. “Abbiamo una relazione molto bella – racconta -. Mi piace incontrarle perché mi vogliono bene. Sono sempre allegre, non chiedono niente. Vogliono solo i preservativi”.
Aumenta la perversione dei clienti
Grazie alla fiducia che si è stabilita tra loro e tia Conça il lavoro dell’Ibcm è facilitato. L’équipe esce tre volte a settimana, prevalentemente di notte, ed effettua almeno 8/10 test al giorno. Sono previsti almeno 2.500 test l’anno. E’ stata avviata anche una collaborazione con la locale facoltà di medicina, per monitorare il fenomeno. “Temiamo che sia cresciuto il numero di sieropositivi tra trans e gay – spiega Mulas -, soprattutto perché è aumentata la perversione dei clienti che chiedono di fare sesso senza preservativo, pagando il triplo. Italiani compresi. I clienti appartengono a tutte le fasce sociali ed aumentano ad inizio mese, quando prendono lo stipendio”.
Le tariffe vanno dai 5 ai 300 reais (1 euro=3 reais). Molte si prostituiscono per soli 5 reais, per pagare la dose quotidiana di crack. In Brasile vengono chiamati transessuais solo quelli che hanno fatto l’operazione chirurgica per diventare donna. Gli altri sono i travesti. “Dicono sempre di avere 18 anni – prosegue -, ma sospettiamo ci siano anche dei minorenni. Le famiglie le cacciano di casa giovanissime”.
I talent scout che cercano ragazzi belli
Visto l’aumento delle richieste, nelle favelas brasiliane sono spuntate anche delle equivoche figure, una sorta di “talent scout” per assoldare nuove trans: individuano ragazzi belli e con lineamenti particolarmente femminili e propongono loro di assumere ormoni e fare la vita, con la promessa di facili e cospicui guadagni. Molti accettano. “Alcune guadagnano bene – precisa Mulas – ma spendono tutto in chirurgia estetica, cure ormonali, vestiti, birra, droga”.
In Brasile, dopo anni di rivendicazioni, le associazioni Lgbt hanno vinto le battaglie legali perché nei documenti il nome sia indicato al femminile. Ma la vita quotidiana è durissima. Moltissimi sono gli episodi di violenze e aggressioni nei loro confronti. “A Salvador tempo fa una trans è stata uccisa a colpi di pietra ma nessuno ha mai indagato – ricorda Mulas – . Se hanno il coraggio di continuare questa vita è perché la loro motivazione di essere donne è fortissima”. “Ogni volta che mi sveglio mi preparo per una lotta”, dice B., 28 anni, bahiana. Descrive le difficoltà della sua esistenza con una metafora efficace: “La religione, la famiglia e la società per voi etero sono tre pilastri che vi sostengono. Per noi sono tutto il contrario: tre punte pronte a ferirci”.