Prepariamoci al referendum.
Sembra difficile contrastare in Parlamento la riforma del Senato-nominato, perché il patto Renzi-Berlusconi non ammette aperture all’elezione dei senatori. Allora diventa fondamentale non far raggiungere la maggioranza dei due terzi, per poter poi giocarsi la partita con il referendum confermativo. Certo, questo sarebbe l’estremo rimedio, ma non possiamo assistere inermi all’esproprio elitario della “camera alta” con l’alibi di abolire le lungaggini del bicameralismo ridondante. Che tutti vogliamo risolvere, ma non a discapito della rappresentanza.
Poi oltre al danno, c’è anche l’insulto all’intelligenza dei cittadini, perché si dice che il nuovo Senato permetterà di risparmiare fondi pubblici, azzerando le retribuzioni dei senatori-doppio-lavoristi. Quando nelle stesse ore, la Corte dei Conti denuncia circa 10.000 aziende controllate dalla PA, che salvo rare eccezioni grondano debiti e sperperi per circa 30 miliardi di euro l’anno.
La Commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama può ancora rendere eleggibile i senatori. E limitare la loro tutela alla insindacabilità (per quello che dicono nella loro funzione) senza lo scudo dell’immunità (per quello che rubano con la loro corruzione). Come cittadini, questo chiediamo.
Altrimenti, non ci sarà altro da fare che prepararci per il referendum e difendere la Costituzione come nel 2006.
Anno in cui si consolidò la definizione di “società civile” contrapposta ai politici, proprio perché la prima aveva difeso la Costituzione, che gli altri non erano stati in grado di tutelare.
Una lussazione delle articolazioni democratiche, che con fatica è stata ridotta negli anni.
E che sarebbe traumatico recidivare.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21