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Le imprese “meno avide” conquistano il mercato. E creano posti

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Dalle imprese che hanno puntato sulla coesione sociale il 22% di occupati in più tra 2012 e 2013. E’ il nuovo modello d’impresa “coesiva”, che guarda alle comunità e all’associazionismo per creare un’economia “più attenta alle persone”

ROMA – C’è una “Italia della coesione” che crea lavoro e fatturato. Un’ Italia in cui le imprese che poggiano sulla comunità e sul mondo associativo hanno maggiore chance di resistere alla crisi. E’ il risultato a cui giunge il rapporto “Coesione è Competizione – Le nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato da Consorzio Aaster, Fondazione Symbola e Unioncamere, presentato oggi a Treia (Mc) in apertura del Seminario estivo di Symbola. Secondo gli osservatori la natura territoriale e collaborativa del nostro sistema produttivo (dalla tradizione delle coop ai distretti e reti d’impresa) e l’attitudine dei cittadini all’iniziativa e alla partecipazione (dal coworking all’azionariato sociale) portano “in sé i germi di nuove forme di produzione del valore” e delineano “un modello nuovo: un’economia meno rampante, meno avida, piu’ attenta ai destini delle persone e del pianeta”. Un modello che va promosso.

Nel 39% dei casi le imprese “coesive” nel 2013 hanno registrato aumenti del fatturato rispetto all’anno precedente, mentre fra le imprese “non coesive” tale quota si ferma ben al di sotto, al 31%. Il 22% delle imprese che hanno puntato sulla coesione sociale ha dichiarato un aumento degli occupati tra il 2012 e il 2013 contro il 15% delle altre imprese.

Chi punta sulla collaborazione con il mondo del volontariato e terzo settore ha una chance in più. “Proprio dove la società è più vitale si costruiscono reti di protezione grazie alle quali la crisi morde meno”, rileva il rapporto. In altre parole “anche dove la crisi è forte, se c’e’ un tessuto sociale coeso e vitale, un non profit presente e attivo, ha effetti più blandi o, comunque, distribuiti in maniera più equa all’interno della comunità socio-economica”. E’ il caso diPiemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata e Sicilia, dove pur in presenza di un’evoluzione produttiva nettamente al di sotto della media nazionale, “grazie alla coesione sociale, l’equità e il benessere non hanno registrato tracolli”. Dove, invece (Campania, Puglia e Calabria), la coesione si è allentata, “l’equità e il benessere hanno subito forti scossoni”. (DIRE/RS)

Su Rs l’Agenzia di Redattore sociale tutti i lanci del rapporto “Coesione è Competizione”, la scheda sul “nuovo made in Italy” e i commenti di Ermete Realacci (Symbola).

Da redattoresociale.it


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