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In 5 anni 2,5 milioni di poveri in più. “Quadro critico per le famiglie”

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I dati del rapporto sul Benessere equo e sostenibile. Tra il 2010 e il 2012 raddoppia la grave deprivazione e crescono le persone in povertà assoluta. Qualche segnale di ripresa per il 2013 “ma ancora non basta”. Più colpiti minori e giovani

ROMA – Due milioni e mezzo di persone in povertà assoluta in più tra il 2007 e il  2012 e un livello di grave deprivazione che raddoppia tra il 2010 e il 2012. Non migliora la condizione delle famiglie italiane a cinque anni dall’inizio della crisi economica. Anche se si registrano alcuni segnali positivi, infatti,  la situazione resta molto critica. A sottolinearlo è il rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) 2014 di Istat e Cnel, presentato oggi a Roma.

In particolare, spiega il rapporto, nel 2012 la percentuale di persone che vive in famiglie assolutamente povere passa dal 5,7 per cento all’8 per cento, facendo aumentare di due milioni e 400mila le persone in questa condizione rispetto al 2007 (anno precedente all’inizio della crisi) . “Quello che emerge è quadro assolutamente critico dal punto di vista del benessere economico – spiega Linda Laura Sabbadini , direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’Istat -. Con il sopravvenire della crisi e con il calo dell’occupazione che c’è stato tra il 2009 e il 2010, le famiglie hanno cercato di difendersi in tutti i modi, anche dando fondo ai propri risparmi e talvolta indebitandosi. L’hanno fatto per mantenere i propri standard di vita, ma il problema è che questa crisi si è prolungata nel tempo, molto più a lungo di quanto si pensasse e una parte di queste famiglie non ce l’ha fatta più. Una situazione che si è vista in maniera molto chiara tra il 2010 e il 2012 quando  è praticamente raddoppiata la grave deprivazione, che non è un concetto monetario di povertà ma esprime piuttosto il disagio delle persone e la difficoltà ad avere disponibilità di beni”. Nel 2012, spiega ancora Sabbadini, registriamo dunque un aumento dei più poveri tra i poveri: “c’è stato un balzo di oltre due punti percentuali di povertà assoluta, di quelle persone cioè che non riescono a sostenere una spesa per un paniere di beni e servizi ritenuti essenziali per una vita dignitosa”. Ad aumentare è anche la grave deprivazione che nel 2010 era pari al 7 per cento, passa all’11 nel 2011 per arrivare al 14,5 nel 2012: una cifra doppia rispetto a due anni prima. Un piccolo miglioramento si registra, però nel 2013: “ ancora non abbiamo il dato sulla povertà assoluta – aggiunge Sabbadini – ma dal punto di vista della grave deprivazione sappiamo che c’è stata  una diminuzione di 2 punti rispetto al 2012. Questo è un segnale positivo ma che di certo non ci riporta a una situazione precedente al 2010. Non possiamo quindi dire che c’è un reale arretramento della povertà, c’è invece ancora molta incertezza”.

A fare le spese della crisi, spiega ancora l’Istat, sono in particolare i minori e i giovani, che sono di fatto i nuovi poveri. Se fino a qualche tempo fa ci si preoccupava, infatti, della situazione critica degli anziani, ora sono i nipoti a subire gli effetti peggiori della recessione. “Siamo arrivati a un milione di minori in povertà assoluta – aggiunge Sabbadini – la situazione è critica e c’è bisogno di politiche mirate per fare in modo che questa povertà diminuisca soprattutto tra i più giovani.  La crisi li ha colpiti in prima persona, nel lavoro ma anche nelle prospettive di vita”. Secondo il rapporto, infatti, il livello di soddisfazione per la qualità della vita è sceso tra i giovani di 4,5 punti percentuali.

“Malgrado gli sforzi siamo ancora distanti dal raggiungere il grado di benessere che vorrebbero i cittadini italiani – aggiunge Antonio Marzano, presidente del  Cnel – E’ l’incertezza a dominare questo periodo storico ma servono politiche di welfare per garantire standard minimi di benessere a tutti”. Sulla stessa scia anche Chiara Saraceno, esperta di politiche sociali e minori: “In Italia il benessere è insicuro, poco equo e poco sostenibile – sottolinea – c’è un problema drammatico che riguarda i minori, ma sappiamo che la povertà minorile non interessa a nessuno perché non è una priorità nell’agenda politica. Qualche segnale positivo c’è, ma sono avanzamenti troppo lenti”. (ec)

Da redattoresociale.it


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