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Il ritorno della Blackwater

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“Ti potrei uccidere in qualsiasi momento, siamo in Iraq!… La minaccia del responsabile dell’azienda USA in Iraq all’ispettore USA, rivelata sette anni dopo, dice molto.
Era il 31 agosto del 2007 quando il funzionario del Dipartimento di Stato americano, Jean Richter, venne minacciato così dal responsabile del colosso della sicurezza americana, la Blackwater, mister Daniel Caroll: “Ti potrei uccidere in qualsiasi momento e nessuno muoverebbe un dito, visto che siamo in Iraq”.

Di lì a breve, il 16 settembre del 2007, 17 civili iracheni vennero massacrati a piazza Nisour, Baghdad, da operativi della Blackwater. Richter si ritrovò da solo, l’ambasciata prese le parti della Blackwater e il funzionario del Dipartimento di Stato americano dovette lasciare l’Iraq, sconfitto. Al tempo, il khomeinista al-Maliki si era insediato da poco per il suo mandato di premier, la Blackwater godeva di appalti per un miliardo di dollari per garantire la sicurezza del personale Usa in Iraq. Contratto che restò in essere fino al 2009, anno dell’elezione di Barack Obama.

Il rapporto in cui Jean Richeter ha rivelato la minaccia subita e rimasto a lungo in un cassetto, viene ora a galla e lo pubblica il New York Times. Ci dice qualcosa?

L’esportazione della democrazia, assunto dell’invasione statunitense dell’IRAQ, esportò certamente la Blackwater, questi metodi, questo sistema. Che poco sembrano avere a che fare con la democrazia. Ma esportò anche altro: ad esempio risentimento nei confronti della Blackwater e tramite essa degli Stati Uniti. Ma la catena non si ferma qui.

Gli anni terribili dell’invasione dell’Iraq e della consegna del paese ai fantocci di Tehran non sono mai stati raccontati come si dovrebbe. E ora, con il manipolo criminale e stragista dell’ISIS che si impossessa di un ampio spazio di territorio siro-irahceno, tutto questo appare il prodotto di un incubo. E invece è il prodotto di una realtà.

In pochi, tra i quali Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera, hanno documentato in questi giorni lo stato di disperazione in cui è vissuta la popolazione sunnita da allora fino alla sollevazione anti Maliki, di cui l’ISIS si è impossessato. Anni “alla Blackwater”, verrebbe da dire, che dovevano produrre oltre a incredibili lucri anche lo smantellamento degli stati arabi, la costituzione di entità confessional-tribali, proprio come sta accedendo.

E così ecco che i carnefici, cioè coloro che hanno governato a Baghdad da allora a oggi, diventano i salvatori della civiltà. L’unico modo che avevano per produrre un esito del genere era la creazione di un mostro come l’ISIS. Sembra ci siano riusciti.

Le tenebre del regime di Tehran e i suoi protetti, Maliki, Assad e Nasrallah, sembrano poter dormire sonno tranquilli. I curdi prendono la loro strada – e chi può biasimarli- i sunniti sono in balia di tagliagole, resta solo la teocrazia di Tehran, pur odiata dal suo popolo, a dare un senso di stabilità. Questo l’esito logico, matematico, di un cammino cominciato però diversi anni fa. Ma il filo ancora oggi non è raccontato.

di R.C.


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