Il diritto d’avere figli non può essere represso. Così s’è espressa la Consulta, depositando le motivazioni, con sentenza 192/14. Con ciò oggi è stato (finalmente) annientato il criterio (occorse un bel pelo all’epoca chiamarlo ratio legis) con il quale gli italici legislatori promulgarono la Legge 40/2004 sulla procreazione assistita.
Lessi un romanzo (“Ignoranti sentimentali” di Diana Alessandrini Ed. Opposto ) che mi piacque per il modo in cui la scrittrice narrava sfaccettatura -tra le tantissime- del rapporto di coppia. La storia dei due è seriamente intensa, tuttavia tra i due solo “lei” prova spasmodico bisogno d’avere un figlio suo. “Lui” rifiuta drasticamente l’acquisizione di quel diritto. Il compagno, infatti, pur convinto e determinato ad accudirlo e “condividerlo” con questa donna che ama “finché morte non ci separi”, ripudia (ripugna) il diritto d’avere un figlio suo. Ed è così, perciò, che lei emigra in Spagna (ove la maternità eterologa da mo’ è legge di Stato) per sottoporsi a fecondazione (eterologa) assistita: voleva un figlio suo perché suo diritto!
Oggi, dopo le pregnanti motivazioni della Consulta, dobbiamo fare in modo che tutte le territoriali strutture siano pronte a rispettarle assumendo protocolli armonici con la legge sulla procreazione assistita.
Una supplica: non facciamo che anche queste disposizioni, così come (ancora!) le disposte per la 194/78 diventino ostaggio d’obiettori sui generis oppure d’obiettori ad personam per dirigenti politico/ospedalieri…